7 agosto 2019

da Racconti e novelle – Guy de Maupassant

Jan Vermeer - Ragazza con l'orecchino di perla, 1665/1666 circa, olio su tela cm 44,5x39, Mauritshuis, L'Aia

da Racconti e novelle – Guy de Maupassant

«La marchesa Obardi è il vero tipo di queste sgualdrine eleganti. Matura, e pur sempre bella, attraente e felina, si sente che è viziosa fino alle midolla. C’è parecchio da divertirsi in casa sua: si balla, si mangia… insomma si fa tutto quel che forma i piaceri della vita mondana».
Léon Saval chiese:
- Sei stato, o sei, il suo amante?
Servigny rispose:
- Non lo sono stato, non lo sono, né lo sarò. Io, in quella casa, ci vado principalmente per la figliola.
- Ah!… Ha una figliola?
- Altro che! Una meraviglia, caro mio! Oggi è la principale attrazione di quella caverna: alta, splendida, perfettamente matura, - diciotto anni, - bionda per quanto la madre è bruna, sempre allegra, sempre pronta alle feste, non fa altro che ridere a gola spiegata e ballare. Chi se la piglierà? o chi l’ha già presa? Non si sa. Siamo in dieci che aspettiamo, che speriamo.
«Una ragazza simile, nelle mani d’una donna come la marchesa, è una fortuna. E fanno gioco stretto, fra tutte e due. Non si riesce a capirci nulla. Forse stanno aspettando un’occasione… migliore… di me… Ma t’assicuro che saprò coglierla… l’occasione, se si presenta.
«D’altra parte la ragazza, Yvette, mi scombussola. È un mistero. O è il più perfetto mostro di astuzia e di perversità che io mai abbia incontrato, o è il più meraviglioso fenomeno d’innocenza che si possa trovare. Vive in quell’ambiente infame con una facilità tranquilla e trionfante, o straordinariamente scellerata o ingenua.
«Splendido rampollo di avventuriera, spuntata sul letame di quel mondo come una magnifica pianta nutritasi di putridume, oppure figliola di qualche persona di gran razza, grande artista o gran signore, principe o re, andato a finire una qualche sera nel letto della madre: non si riesce a capire né chi sia, né che cosa pensi. Ma ora la vedrai».
Saval si mise a ridere, e disse:
- Ne sei innamorato.
- No. Sono tra i pretendenti, e non è la stessa cosa. Ti presenterò i miei copretendenti più seri; però io ho probabilità maggiori, ho qualche vantaggio; hanno, direi, un occhio di riguardo per me.
- Sei innamorato, - ripeté Saval.
- No. Questa ragazza mi turba, mi seduce, m’inquieta, mi attira e mi spaventa. Diffido di lei come d’una trappola, e ho voglia di lei, come del gelato quando si ha sete. Subisco il suo fascino, e mi avvicino a lei con l’apprensione che si dimostrerebbe verso un uomo sospettato di essere un esperto ladro. Quando le sto accanto sono irragionevolmente attratto dal suo possibile candore e diffido ragionevolmente della sua non meno probabile furberia. Sento di essere a contatto d’un essere anormale, fuori delle regole naturali, squisito o ripugnante, non lo so.
Saval disse per la terza volta:
- Ti ripeto che sei innamorato. Parli di lei con l’enfasi d’un poeta, con un lirismo da trovatore. Via, torna in te, guardati nel cuore e confessa.
Servigny fece qualche passo senza rispondere; poi riprese:
- Può darsi. Ma, comunque stiano le cose, mi preoccupa molto. Sì, forse sono innamorato. Penso troppo a lei. Ci penso quando mi addormento e quando mi sveglio… e questo è grave. La sua immagine mi segue, mi perseguita, mi accompagna continuamente, l’ho sempre davanti agli occhi, intorno, dentro di me. È amore, una simile ossessione fisica? Il suo viso è penetrato tanto profondamente nel mio sguardo che mi basta di chiuder gli occhi per vederla. Tutte le volte che la vedo mi viene il batticuore, lo confesso. Perciò le voglio bene, ma in una strana maniera. La desidero violentemente; eppure l’idea di farne mia moglie mi parrebbe una follia, una stupideria, una mostruosità. Inoltre mi fa un po’ paura, come l’uccello che vede su di sé scendere lo sparviero. E poi son geloso di lei, geloso di tutto quel che ignoro di quell’incomprensibile cuore. Mi chiedo sempre: «È una incantevole monella, oppure una donna perversa?». Dice cose che farebbero venire i brividi ad un esercito; ma anche i pappagalli lo fanno. Talvolta è impudente o impudica al punto di farmi credere al suo immacolato candore, talvolta ingenua, d’una inverosimile ingenuità, tanto che penso che mai ella sia stata casta. Mi provoca, mi eccita come una cortigiana e nello stesso tempo è riservata come una vergine. Pare che mi voglia bene, e mi piglia in giro; si comporta pubblicamente come se fosse la mia amante, e nell’intimità come se io fossi il suo fratello o il suo servo.
«A volte m’immagino che abbia tanti amanti quanti ne ha sua madre. A volte, invece, che ella non sappia nulla della vita; proprio nulla, capisci?
«È un’arrabbiata lettrice di romanzi. Aspettando il meglio sono per intanto il suo fornitore di libri. Lei mi chiama il suo “bibliotecario”.
«Tutte le settimane la Nuova Libreria le manda, da parte mia, tutto quello che è uscito, e credo che lei legga tutto, alla rinfusa.
«Ci dev’essere, nella sua testa, una curiosa insalata russa.
«Forse tutto questo pastone di letture entra in qualche modo nel singolare comportamento di questa ragazza. Deve apparire sotto una strana luce il mondo, visto attraverso quindicimila romanzi, e ci si devono fare idee assai bislacche sulle cose.
«Io, per conto mio, sto aspettando. Certo è che mai ho avuto per nessuna donna l’inclinazione che ho per questa. Ed è altrettanto certo che non la sposerò.
«Perciò, se ha già avuto degli amanti, aumenterò il conto, e se non ne ha avuti, prenderò il numero uno, come sul tram.
«Mi pare che sia un caso semplice. Certamente non si sposerà. Chi sposerà la figliola della marchesa Obardi, di Octavie Bardin? Nessuno, per un migliaio di motivi.
«Dove potrebbe trovare marito? In società mai. La casa di sua madre è una casa pubblica, in cui la figlia attira la clientela. Non si sposa nessuno in simili condizioni.
«Nella borghesia? Meno che meno. E poi la marchesa non è donna da fare un cattivo affare: darà definitivamente Yvette soltanto ad un uomo di gran posizione, cosa impossibile.
«Dunque, nel popolo? Peggio che mai… Non c’è via di scampo. Quella ragazza non è né del mondo, né della borghesia, né del popolo; non può entrare, attraverso una unione, in nessuna di queste classi della società.
«Da parte di madre, per nascita, educazione, eredità, maniere, abitudini, ella appartiene alla prostituzione dorata. Non potrà sfuggire ad essa, a meno che non si faccia suora, cosa improbabile, visti i suoi modi e i suoi gusti. Perciò ha una sola professione possibile: l’amore. La farà a meno che già non la faccia. Non potrà evitare il suo destino. Da putta diventerà puttana, semplicemente. Ed io vorrei essere il perno di questa trasformazione.
«Sto aspettando. I clienti son parecchi. Incontrerai un francese, di Belvigne, un russo chiamato il principe Kravalov e un italiano, il cavaliere Valreali, i quali hanno posto decisamente la loro candidatura, e stanno manovrando di conseguenza. Ci sono poi, sempre intorno a lei, parecchi furfantelli di poca importanza.
«La marchesa sta spiando. Ma credo che mi abbia messo gli occhi addosso. Sa che sono assai ricco e più sicuro degli altri.
«Il suo salotto è il più straordinario che io conosca di questo genere. Ci si possono trovare anche persone assai per bene, come noi, per esempio, che non siamo i soli. Per quel che riguarda le donne, la marchesa ha trovato, o meglio ha scelto, quanto c’è di meglio nel vizio delle vuotaborse. Da dove le abbia tirate fuori non si sa. È un mondo diverso da quello delle vere prostitute, diverso dalla bohème, diverso da tutti. Lei, del resto, ha avuto un’ispirazione geniale, scegliendo principalmente le avventuriere con figli, figlie per lo più. In questo modo uno stupido potrebbe credere di trovarsi in mezzo a donne oneste!…».

trad. Mario Picchi
Garzanti Editore
 

Nessun commento:

Posta un commento