1 dicembre 2020

da "Inni Omerici", Afrodite - Omero

Francesco Albani – Primavera (Toletta di Venere) – 1616-1617, olio su tela, Galleria Borghese, Roma  
da "Inni Omerici", Afrodite - Omero

E quanti privilegi fra i Numi son massimi, avrai;
e pena eterna avrà chi torto ti faccia, e non t’offra.
quando adirata sei, sacrifizi a placarti, i tuoi riti
devotamente compiendo, recandoti i debiti doni».
Disse cosí. Giubilò la saggia Persèfone, e un balzo
súbito die’, per la gioia. Ma un chicco soave lo sposo,
di melagrano le die’ di nascosto, perché lo mangiasse,
e a sé cosí provvide, perché non restasse la sposa
eternamente presso la Diva dal cerulo peplo.
Poscia. Edonèo, che a tanti comanda, i cavalli immortali
costrinse sotto il giogo, dinanzi dall’aureo carro.
La Diva il carro ascese, Ermète gagliardo a lei presso
nelle sue mani strinse le briglie e la lucida sferza,
via dalla casa uscí. Né furono lenti i corsieri;
anzi, velocemente percorsero il lungo cammino.
Né correntia di fiumi, né valle selvosa, né fiera
l’impeto rattenere potè dei corsieri immortali,
ch’alto sovressa la terra tagliarono l’ètere a corsa.
E si fermò dove stava la Diva Demètra, dinanzi
al santuario fragrante. La Dea, non appena li vide,
balzò, come Baccante pei floridi boschi d’un monte.

trad. Ettore Romagnoli
 


 

Nessun commento:

Posta un commento