13 dicembre 2016

Le donne adulte si guardano - Grazia Fresu

The Three Graces - Lucas Cranach the Elder 



Le donne adulte si guardano - Grazia Fresu

Le donne adulte sui balconi
non guardano la gente che passa
guardano solo se stesse
quando riccioli biondi
sfuggivano da un nastro annodato
capelli neri incorniciavano il volto
cortine vellutate di un accurato gesto,
si guardano là sotto camminare con passo sicuro
la gonna come un fiore sulle gambe sottili
ridono con un’amica a ridosso
di un arco di pietra antica e d’edera carnosa,
non guardano dissanguarsi il tramonto
sui tetti della città nell’acqua dei canali
né qualcuno che di lontano le saluta
con rispetto affettuoso
o il passeggio colorato dei giovani
che fa brusio sulla strada
neppure guardano il lampione
che per primo si accende discreto
il viale di panchine e palme
che racconta incontri e ristoro,
guardano se stesse abbracciate
a un amore che non sembrava importante
e ora sta inchiodato tra le palpebre socchiuse
miele e fiele che non si dimentica,
si lisciano il vestito sul grembo
con mani curate carezze tranquille,
in qualche luogo della casa o altrove
ci sono mariti figli nipoti
che la loro presenza accudisce e protegge
ma nessuno le disturba sul balcone
che sa di basilico e di gelsomino,
non guardano le cime degli alberi
che occhieggiano dai muri dei giardini
neppure la cattedrale sulla piazza
imbandierata per la festa
né i banchetti degli ambulanti
venuti da lontano,
guardano solo se stesse
appoggiate alla balaustra sul lungomare
pensandosi in un domani incompreso
sognandosi in cammini desueti
in storie improbabili, contano su se stesse
anche quando sono stanche
e portano sporte cariche di frutta
e bambini appesi al collo,
anche con libri abbandonati purtroppo
sulla poltrona o su un tavolo
e un cuscino coi bordi ricamati
a volte intriso di lacrime,
si guardano là sotto come hanno vissuto
tra tutti gli altri che non sanno
e vivono in un presente di oggetti amati
e volontari ricordi di una canzone d’anima
di un momento perfetto di comprensione e intesa
di un vestito verde che ne esaltò la bellezza
di un poeta che ne invase il cuore,
le hanno abbandonate le hanno chiamate dee
ma loro, senza pena di se stesse senza rancori
senza rimpianti e ferite purulente senza paura
di un passato irredento di un futuro accucciato
come un animale in agguato nel folto della selva,
in preda a una raggiunta saggezza
guardano sempre e solo se stesse
folgoranti inquadrature del tempo
che s’è consumato piano.

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