dipinto di Eric Bowman
da Il libro dell’inquietudine – Fernando Pessoa
282. Passavamo, ancora giovani, sotto gli alberi alti e il vago
sussurro della foresta. E le radure, improvvisamente apparse nella
casualità del sentiero, il chiarore della luna le trasformava in laghi,
le cui rive, intricate di rami, erano più notte della notte stessa. La
brezza vaga dei grandi boschi faceva sentire il suo respiro fra gli
alberi. Parlavamo delle cose
impossibili; e le nostre voci erano parte della notte, del chiarore
lunare e della foresta. Le sentivamo come se fossero di altri. La
foresta incerta non era esattamente senza sentieri. C’erano delle
scorciatoie che, senza volere, conoscevamo e i nostri passi vi
ondeggiavano tra le macchie di ombre e il luccichio vago del duro e
freddo chiaro di luna. Parlavamo delle cose impossibili e tutto il
paesaggio reale era anche esso impossibile.
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