14 settembre 2019

da Spaghetti all’assassina – Gabriella Genisi

dipinto di Iain Faulkner
da Spaghetti all’assassina – Gabriella Genisi
Benallal non nasconde la sua delusione. E ha anche ragione, poveretto. Ha cucinato e servito per tutta la serata una cena in cui io e Fabio ci siamo comportati come clienti di un ristorante.
Ignorandolo del tutto.
«Sì scusa Benallal, accompagno Fabio in albergo e vado via anch’io. Sono un po’ stanca e devo aver bevuto troppo vino. Grazie per l’ospitalità, era tutto buonissimo, specie la bouillabaisse. Magari poi mi dai la ricetta.»
«Sì certo, la ricetta. Andate via, dunque. Come preferite. Ciao Lolità. Ciao Fabio.»
«Au revoir, mon ami. Stanco, moi aussi. À bientôt, Benallal. Merci.»
«Sì sì, buona serata.»
Risposta laconica, la sua. Però tiene ragione. Siamo stati un po’ maleducati, lo ammetto. E benedizione alle ballerine che mi ha fatto mettere Marietta, se no col tacco 12 dove lo portavo a Fabio?
In fuga come due ragazzini, salendo dal porto arriviamo in pochi minuti alla medina. E intanto Fabio domanda di me. Chi sono, i miei amori, le passioni che ho. Gli racconto della musica napoletana, di mia nonna Dolò, di quanto mi piaccia cucinare. Poi vuole sapere del mio lavoro. Gli parlo di Stramaglia, e lui s’incuriosisce, chiede particolari sull’incaprettamento. Un omicidio insolito, dice. Gli ricorda un caso simile molti anni fa, a Marsiglia. Chiacchieriamo ancora, gli chiedo di Benallal. Come si conoscono, e da quando.
«L’ho conosciuto questa mattina. È amico di un amico di un amico, e mi ha invitato a cena. Ma non stupirti, noi francesi mezzosangue siamo così. Abbiamo punti di riferimento ovunque. E se sei amico di un amico, lo sei anche mio. Come te, con Benallal, e adesso con me qui, nella Bari de la nuit.»
«Anche a Bari funziona così. E anch’io conosco appena Benallal Matou. Ma questa è un’altra storia.»
«Oh, ma guarda. Lo conosci appena? Pensa che ho creduto fossi la sua donna.»
È buio, e Fabio non può accorgersi del mio rossore.
«Cosa te lo fa pensare?»
«Sensazioni indefinite. Tutto, e niente. Sguardi, respiri, profumi. Quando sono arrivato la tua pelle era increspata, la bocca socchiusa, umida. Gli occhi lucenti. Avevi voglia di far l’amore con lui. Sbaglio?»

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