La sposa - Grazia Fresu
“Come sei bella, nel tuo velo,
o sposa!”
disse lo sposo fattosi gentile.
Lei sorrise, le gote di carminio,
gli occhi d‘ebano ardenti
e la sua veste fu l’incanto
dei fiori, fu il sorriso
che la sera trasforma
nel presagio delle ombre sottili.
“Come il tuo corpo
è santo, tabernacolo
del mio essere uomo,
desiderio che mi accompagna,
dalle spume dell’acqua generata,
soglia dell’infinito,
dalle battaglie il piede mio
ho levato
per depormi leggero nel tuo cuore,
ammirato del fulgore con cui
ti sei elevata,
tra le belle che il tempo
ha partorito senza ebrezza,
al sapore di verità e di cacce,
assolata, presente nel mio vanto,
orchidea di carnale devozione”
disse lo sposo
e fu da lei attirato
nello spazio ritroso delle sue cosce brune,
sul suo ventre depose il capo,
lei sorrise ancora
donandogli lo zefiro servile
che i capelli scioglieva tra le viole,
le carezze di lui calde ed accorte
dall’anima di lei
trassero il canto
che il suo corpo suonava.
Uniti conobbero il serpente variegato
che produsse nel cielo
lo splendore dell’uovo primordiale,
l’Essere che da sempre ha consegnato
nella carne lo Spirito
e lo ha alitato nel senno degli amanti,
fu tra loro risuscitato e eterno,
pellegrino lavato ed unto
degli aromi preziosi
che son dovuti al dio,
fu il cavaliere ardito
che trapassa leggende e inganni
senza mai scalfire l’armatura lucente
e che solo a Madonna
mostra intatto il suo petto virile,
indifeso e potente come non mai,
per lei vincente, uscito
dal bozzolo delmondo.
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