Vieni,
mio Amato,
ti gusterò felice,
ti sognerò al mio fianco, questa notte.
Sarà il tuo corpo fertile confine
al mio sgorgare nella tua agonia;
e giacché siamo pieni di cordoglio
il mio amore per te, nato al tuo seno,
ama il tuo labbro più di ogni altra cosa.
Vieni,
mangiamo all’ombra del mio cuore.
Prima di me ti si aprirà il mio corpo
come mare precipite e rigonfio
di pesci, sino all’ora del crepuscolo.
Perché sei bello, tu,
fratello mio,
eterno mio dolcissimo.
La tua cintura, palpebra del giorno
che ogni cosa ricolma del suo odore,
il tuo voler amarmi,
in fretta, adesso,
inondando d’un tratto la mia anima,
il tuo sesso aurorale che comincia,
ove riposa il ciglio
del mondo, e si dilata.
Vieni,
ti proverò con allegria.
Come fascio di lumi, la voce tua ai miei piedi.
Discorreremo insieme del tuo corpo
con purissimo giubilo,
come i bambini insonni dal cui moto
fu scoperto, da poco, un altro bimbo
e denudato al suo incipiente arrivo,
e noto nella sua futura età, forma totale, priva di diametro,
nella sua più immediata corrente genitale,
privo di fonte, contenuto, solo.
Vieni,
ti proverò con allegria.
Tu sognerai d’esser con me, stanotte,
e allaccerai fragranze cadute al nostro labbro.
Ti colmerò di allodole e di lunghe
settimane profonde, denudate.
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