Saudade - Grazia Fresu
Tu stavi, dalla tristezza mia
reso più duro,
a dirmi che potevi contenere
il mio dolore di zingara ferita,
mi lasciavi con accorta mitezza
a dipanare il filo di una vita
dalla misura sempre inadeguata,
ascoltavi esistevi raggrumato
nel mio guado profondo
come la terra che sostiene il tronco,
il frutto che dall’albero matura
in un precoce abbaglio
d’assolate vampe d’aprile.
Respiravo in te l’orizzonte perduto,
quell’incredulità che va tingendo
con perversa albagia
le notti insonni, la paura affamata
che rincorre il più chiaro sorriso,
la carezza che poi sconfigge il pianto.
Determinata e attenta
si difese la bellezza, tra noi,
oltre gli affanni.
Tu stavi, dalla tristezza mia
reso più duro,
a dirmi che potevi contenere
il mio dolore di zingara ferita,
mi lasciavi con accorta mitezza
a dipanare il filo di una vita
dalla misura sempre inadeguata,
ascoltavi esistevi raggrumato
nel mio guado profondo
come la terra che sostiene il tronco,
il frutto che dall’albero matura
in un precoce abbaglio
d’assolate vampe d’aprile.
Respiravo in te l’orizzonte perduto,
quell’incredulità che va tingendo
con perversa albagia
le notti insonni, la paura affamata
che rincorre il più chiaro sorriso,
la carezza che poi sconfigge il pianto.
Determinata e attenta
si difese la bellezza, tra noi,
oltre gli affanni.
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