dipinto di Carol Ritchie
Carlomagno - Gianni Rodari
Avevamo un gatto di nome Carlomagno.
Suonava il flauto, sputava le tagliatelle.
Viaggiava moltissimo in punta di piedi,
tenendosi a distanza dalla vasca da bagno.
Bella bestia dal capo alla coda fin dove la coda finiva,
non rivolgeva la parola agli estranei;
liberamente andava e veniva,
liberamente se ne andò del tutto
senza dare le dimissioni.
Scomparve, lasciandoci soltanto
il suo nome da chiamare, da chiamare,
non ci fece sapere perché non voleva tornare.
Ogni tanto arrivava una cartolina
ma non era lui che ci scriveva, suonava
il telefono, ma non era Carlomagno.
Era uno che aveva sbagliato numero
e non diceva nemmeno scusa, quel maleducato.
Avevamo un gatto di nome Carlomagno.
Suonava il flauto, sputava le tagliatelle.
Viaggiava moltissimo in punta di piedi,
tenendosi a distanza dalla vasca da bagno.
Bella bestia dal capo alla coda fin dove la coda finiva,
non rivolgeva la parola agli estranei;
liberamente andava e veniva,
liberamente se ne andò del tutto
senza dare le dimissioni.
Scomparve, lasciandoci soltanto
il suo nome da chiamare, da chiamare,
non ci fece sapere perché non voleva tornare.
Ogni tanto arrivava una cartolina
ma non era lui che ci scriveva, suonava
il telefono, ma non era Carlomagno.
Era uno che aveva sbagliato numero
e non diceva nemmeno scusa, quel maleducato.
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