23 novembre 2018

da “Gli amori difficili”. L'avventura di un viaggiatore, (1957) – Italo Calvino

Pippo Rizzo - Treno notturno in corsa, 1926, olio su tela, cm 57x107
da “Gli amori difficili”. L'avventura di un viaggiatore, (1957) – Italo Calvino
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Lo sconosciuto, però, non aveva affatto un'aria avvilita. Era un uomo ancor giovane, robusto, carnoso; dall'aria soddisfatta e attiva, leggeva un giornale sportivo, aveva vicino una grossa borsa: l'aspetto, insomma, d'un rappresentante di qualche ditta, un ispettore commerciale. Per un attimo, Federico V. fu colto dal sentimento d'invidia che gli avevano sempre ispirato le persone dall'aria più pratica e vitale della sua; ma fu un'impressione istantanea, che subito cancellò pensando: «Lui è uno che viaggia in lamiere, o in vernici, mentre io...» e lo riprese quel desiderio di cantare, in uno sfogo di euforia e di vacuità di pensieri. «Je voyage en amour!» modulò mentalmente, su quel ritmo di prima che gli pareva accordarsi alla corsa del treno, adattandogli parole inventate apposta per far rabbia al rappresentante, se avesse potuto udirlo, «Je voyage en volupté!» enfatizzando più che poteva gli slanci e gli abbandoni del motivo, «Je voyage toujours... l'hiver et l'été...» Così s'andava sempre più esaltando, «l'hiver et... l'été!» al punto che sulle labbra dovette apparirgli un sorriso d'assoluto benessere mentale. In quel momento s'accorse che il rappresentante lo fissava.
Ricompose subito il volto, si concentrò nella lettura dei giornali, negando anche a se stesso d'essersi trovato un secondo prima in uno stato d'animo così puerile. Puerile: perché poi? Non c'era nulla di puerile: il viaggio lo metteva in una condizione di spirito favorevole, una condizione propria anzi all'uomo maturo, all'uomo che sa il male e il bene della vita, ed ora si prepara a godere, meritatamente, il bene. Tranquillo, in perfetta pace di coscienza, sfogliava i settimanali a rotocalco, immagini frantumate d'una vita veloce, esaltata, in cui cercava qualcosa di quel che muoveva lui pure. Presto scoperse che i settimanali non lo interessavano affatto, mere tracce dell'immediatezza, della vita che scorre alla superficie. Ben più alti cieli navigava la sua impazienza. «L'hiver et... l'été!»
Adesso era ora di mettersi a dormire.
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