9 novembre 2018

da “Le città invisibili” – Italo Calvino

Vincent Van Gogh - Ritratto del dottor Gachet
da “Le città invisibili” – Italo Calvino

Così, per ogni città, alle notizie fondamentali enunciate in vocaboli precisi, egli faceva seguire un commento muto, alzando le mani di palma, di dorso, o di taglio, in mosse diritte o oblique, spasmodiche o lente. Una nuova specie di dialogo si stabilì tra loro: le bianche mani del Gran Kan, cariche di anelli, rispondevano con movimenti composti a quelle agili e nodose del mercante. Col crescere d’un intesa tra loro, le mani presero ad assumere atteggiamenti stabili, che corrispondevano ognuno a un movimento dell’animo, nel loro alternarsi e ripetersi. E mentre il vocabolario delle cose si rinnovava con i campionari delle
mercanzie, il repertorio dei commenti muti tendeva a chiudersi e a fissarsi. Anche il piacere a ricorrervi diminuiva in entrambi; nelle loro conversazioni restavano il più del tempo zitti e immobili.

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