7 aprile 2015

Cassandra - Grazia Fresu

opera di Edson Campos
Cassandra - Grazia Fresu

Meglio essere
l’inascoltata Cassandra
che colui che non ascolta.
A tutti l’Ade impietoso
mostrerà il fosco imbuto
a tutti toccherà l’esilio
dopo il fuoco alle porte
ma agli increduli
non darà tregua la vita
non darà oblio la morte,
io Cassandra
con labbra di miele
che profetizza sventure,
io vergine violata
prima che nel corpo
nel cuore, vi ho pianto
padri fratelli sorelle
figli della stessa patria,
vi ho difeso
nel tempo insospettato
di un’effimera ritirata,
“ non entri nelle mura
il cavallo portatore d’inganni”,
ma l’ebrezza della presunta pace
vi instupidiva come agnelli
al macello,
non capivate che io, Cassandra,
l’indovina predestinata al pianto,
io sentivo la mente di Ulisse
dentro il simulacro,
il suo sangue mi intossicava
il sangue e ho gridato
sulla spiaggia di Troia
il mio inutile grido
di profetessa e donna.
Come potevano ascoltarmi
i guerrieri ebbri di imprese e gloria?
Li resero ciechi gli Dei
e sordi il Fato
e la mia parola confusa
con l’urlo dei gabbiani
portata negli abissi dalle orche marine
solo macchiò le coste
plasmò le rocce
si alleò con il vento
ma nulla restò sulla terra degli umani
a germinare sapienza
né un sospetto sull’orlo del nulla.
Io Cassandra,
con le vesti immacolate
i simboli sulla carne
di un dio respinto e vendicato,
ormai schiava
nella casa del vincitore
anche a lui predico la sua condanna
e ne godo
perché Agamennone distruttore d’Ilio
anche lui non mi ascolta.
Così solo a me nel delirio
degli imperi che cadono
degli eroi sconfitti e traditi
prima che dal nemico
dalla loro natura,
solo a me Cassandra
fu dato il sapore della vendetta
il peso della verità
e come a ognuno degli uomini
il dolore.

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