14 aprile 2015

Memoriale di Tlatelolco - Rosario Castellanos

Foto: Ophelia Overdose
Memoriale di Tlatelolco - Rosario Castellanos

L'oscurità genera la violenza
e la violenza chiede oscurità
per coprire il crimine.
Per questo il due di ottobre aspettò fino alla notte
perché nessuno vedesse la mano che impugnava
l'arma, ma solo il suo effetto di lampo.
E questa luce, breve e livida, chi? Chi è che uccide?
Qui quelli che agonizzano, quelli che muoiono?
Quelli che scappano senza scarpe?
Quelli che cadono nel pozzo di un carcere?
Quelli che marciscono nell' ospedale?
Quelli che restano muti, per sempre, di spavento?
Chi? Quali? Nessuno. Il giorno dopo, nessuno.
La piazza si svegliò spazzata, i periodici
diedero come notizia principale
lo stato del tempo.
E alla televisione, alla radio, al cinema
non ci fu nessun cambio di programma,
nessun annuncio interrotto né un
minuto di silenzio durante il banchetto.
(Perché proseguì il banchetto).
Non cercare quello che non c'è: orme, cadaveri
ché tutto è stato dato come offerta ad una dea,
alla Divoratrice di Escrementi.
Non frugare negli archivi ché niente resta agli atti.
Se non qui dove tocco una piaga: è la mia memoria.
Fa male, quindi è vero. Sangue con sangue
e se la chiamo mia tradisco tutti.
Ricordo, ricordiamo.
Questa è la nostra maniera di aiutare a fare giorno
su tante coscienze maciullate,
su un testo iracondo, su una rete aperta,
sul volto riparato dalla maschera.
Ricordo, ricordiamo.
Sino a che la giustizia si sieda tra di noi.

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