2 dicembre 2016

Rotta di volo - Seamus Heaney

foto di Cartier Bresson

Rotta di volo - Seamus Heaney

1
Prima la prima piega, poi altre pieghe
di volta in volta più strette e nette finché
l'intero foglio si riduceva
a un quadratino ripiegato che poi tirava su per i due angoli,
e manteneva come una promessa che aveva la facoltà di rompere,
ma che non ruppe mai.
Una colomba s'alzava in volo dal mio petto
ogni volta che le mani di mio padre a me si svelavano,
reggendo una barchetta di carta, arca nell'aria,
linee di una tenda tesa coi picchetti:
cima aguzza, fondo squadrato, la piccola piramide
centrale sempre più incavata
come una parte di me che sprofondava, sapendo
che l'intera cosa sarebbe affondata,
una volta mandata al varo.

2.
Uguale e contraria, è la parte che si solleva
in quei cieli trapunti di stelle nell'occhio dell'inverno,
quando a Wicklow me ne sto sotto la rotta di volo
di un tardo jet da Dublino, coi fari sollevati
e baluginanti dinanzi a ciò che trascinano via.
Un fragore di motori potenti e il diminuendo
che si allunga come una scia, impronta bassa e lontana
lasciata nel chiarore delle stelle.
Il sicomoro parla la lingua del sicomoro al buio,
la luce alle mie spalle è la luce di una casa a schiera.
In piedi sulla soglia di casa nelle prime ore della notte,
a rappresentare tutto ciò
che perpetua la posa: il restare a casa
di chi s' appoggiava allo stipite, sollevava lo sguardo e attendeva,
coloro che imparammo ad amare, salutandoli alla partenza,
o a cui ritornammo, coi vestiti diversi
di cui avevamo vergogna
Quelli che non dimenticavano mai
un volto o un nome, che mai poterono abbassare
all'improvviso gli occhi,
mentre l' aereo raggiungeva l'altitudine di crociera,
per accorgersi che la casa appena sorvolata
- troppo lontana per vedersi adesso -
era proprio la casa che avevano abbandonato un'ora prima,
ricambiando i baci con i baci,
mentre il tassista caricava una sull'altra le valigie.

3.
In alto, lontano. Ebbrezza del duty-free.
Black Velvet. Bourbon. Altitudine con lettere d'amore.
Passeggiata aerea su Manhattan. Rientro.

Poi la California. Il Tiburon e la sua distesa.
Gli hamburger di Sam, tavolate e champagne,
più un gabbiano che ci fissa con uno sguardo duro.

Di nuovo rientro. Voti ripresi. E fuori -
Reculer pour sauter, entro un anno dal
ritorno, l'arrivederci meno lungo dell'impasse.

Dunque, verso Glanmore. Glanmore. Glanmore. Glanmore.
Preso in trappola, consenziente, al lavoro, a rischio e al sicuro.
Rifugio e alloggio. Quercia, alloro e sicomoro.

Poi, posizione-jet. Ah, questo attraversare il tempo!
Si va verso occidente, verso oriente, il jumbo come lo scuolabus,
"The Yard", a metà tra fattoria e campus.

Un giro d'attesa e una presa che diventa più tesa -
Sweeney Astray svanisce nelle verità d' Orazio:
Mutano i cieli, non i crucci, per chi attraversa i mari.

4.
Quanto segue è per la cronaca, alla luce
di ogni cosa prima e da allora:
uno splendida mattina di maggio, millenovecentosettantanove,
appena atterrato con il volo speciale da New York,
sono sul treno per Belfast. Piena e semplice
felicità dell'essere tornato: il mare
a Skerries, la fioritura nuziale del biancospino,
il viaggio verso nord con me che mi appiglio
dolcemente come una catena
ad ogni corporea dentellatura.
Allora entra
- come fosse una guardia di frontiera -
entra uno che avevo visto l'ultima volta in sogno,
più crucciato in viso di quanto non lo fosse nel sogno stesso
in cui mi faceva cenno di accostare al lato d' una strada di montagna,
si avvicinava, appoggiava il gomito sul tetto della macchina
e mi spiegava attraverso il finestrino aperto
che tutto quello che dovevo fare era guidare prudentemente
un camion fino alla prossima dogana
a Pettigo, spegnere il motore, scendere come se
volessi avviarmi all'ufficio per il controllo dei documenti
- ma invece proseguire più in giù di dieci metri
verso la strada principale e montare su una macchina - ed ecco
il nome d' un altro compagno di classe, strizzata d'occhio e ammiccamento,
l'avrei riconosciuto senz'altro, sarebbe stato alla guida d' una Ford
e io sarei tornato a casa sano e salvo ...
Allora entra e si siede
di fronte e mi affronta di petto;
"Quando cazzo ti decidi a scrivere
qualcosa per noi?" "Se pure scriverò qualcosa,
qualsiasi essa sia, la scriverò per me stesso."
E questo fu quanto. O parole con uno stesso effetto.

Per mesi e mesi i muri della prigione furono imbrattati di escrementi.
Fuori da Long Kesh, terminata la lorda protesta ,
quegli occhi di brace erano gli occhi di Ciaran Nugent
come emersi dal lurido inferno di Dante
che si aprivano un varco attraverso rime e immagini
là dove anch'io camminavo dietro il pietoso Virgilio,
sano e salvo, traducendo liberamente:
Quand'ebbe detto ciò con li occhi torti
riprese 'l teschio misero co' denti
che furo all'osso, come d'un can, forti.

5.
Quando risposi che venivo "da molto lontano",
il poliziotto al posto di blocco mi domandò con tono brusco,
"E dove sarebbe, questo posto?"
Aveva compreso a malapena le mie parole e pensò
si trattasse di qualche posto al nord del Paese.

E tra il punto in cui ho vissuto e quello
da cui sono partito, c'è una distanza ancora da colmare
- luce stellare che viene da lontano, in viaggio
da anni luce - e anni luce lontana dall'arrivo.

6.
All'improvviso, la pura frenesia
di rammentare la salita a zig-zag su per gradini arroventati
fino al rifugio dell'eremita in cima a Rocamadour.
Stormi di cornacchie volano alte, una lucertola pulsava
sulla ghiaia ai miei piedi con zampe anteriori
simili a supporti articolati di veicolo lunare.
E una farfalla, soffice come il soffio della vita
in un soffio di vento, una farfalla verde come vischio
attraversa l'assolata via crucis dei pellegrini.

Le undici di mattina. Ho annotato:
"Amante della roccia, anima solitaria, sentinella del cielo, salute!"
E da qualche posto sorse una colomba. E continuò ad alzarsi in volo.

Nessun commento:

Posta un commento