18 gennaio 2017

Maria Grazia Calandrone - © – fossile

Agnolo Bronzino - Ritratto di Lucrezia Panciatichi, dettaglio

Maria Grazia Calandrone - © – fossile

metti una mano qui come una benda bianca, chiudimi gli occhi,
colma la soglia di benedizioni, dopo che
sei passata attraverso
l’oro verde dell’iride
come un’ape regale
e – pagliuzza
su pagliuzza,
d’oro e grano trebbiato –
hai fatto di me
il tuo favo di luce
                            
una costellazione di api ruota sul tiglio
con saggezza inumana, un vorticare di intelligenze non si stacca
dall’albero del miele

                                   – sarebbe riduttivo dire amore
questa necessità della natura –
                                                    
                                                    mentre un vuoto anteriore rimargina
tra fiore e fiore senza lasciare traccia:
                                                            
                                                              usa la bocca, sfilami dal cuore
il pungiglione d’oro,
la memoria di un lampo che ha bruciato la mia forma umana
in una qualche preistoria

dove i pazzi accarezzano le pietre come fossero teste di bambini:

                                                                avvicinati, come la prima
tra le cose perdute
e quel volto si leva dalla pietra per sorridere ancora

24.5.13

da Maria Grazia Calandrone, Serie fossile, Crocetti Editore, Milano 2015

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