5 settembre 2017

da Nemico, amico, amante… di Alice Munro

da Nemico, amico, amante… di Alice Munro
(…)
Il temporale aveva messo fine alla festa in piscina. C’era troppa gente perché si potesse pensare di ammucchiarsi tutti dentro casa, e gli ospiti con bambini avevano preferito andare via.
Durante il tragitto di ritorno in macchina, sia Mike sia io avevamo notato una sensazione di bruciore, un prurito acuto e diffuso sugli avambracci, sul dorso delle mani e intorno alle caviglie. Tutte le parti del corpo che non erano state protette dai vestiti, quando ci eravamo accucciati nell’erba. M ricordai delle ortiche.
Seduti nella cucina di campagna di Sunny, ormai in abiti asciutti, raccontammo la nostra avventura  e mostrammo lo sfogo sulla pelle.
Sunny sapeva che cosa fare per noi. La corsa del giorno prima con Claire al pronto soccorso dell’ospedale locale non era certo stata la prima. In un precedente fine settimana i ragazzi si erano incamminati in un prato incolto dal fondo fangoso alle spalle del granaio ed erano rientrati coperti di chiazze e di bolle. Il dottore disse che dovevano essere finiti in mezzo alle ortiche. ce dovevano essercisi rotolati dentro, così disse. Ordinò impacchi freddi, un antistaminico e delle pastiglie. Era avanzata un po’ di lozione antistaminica, e anche qualche pastiglia, perché Mark e Gregory si erano ripresi in fretta.
Rifiutammo le pillole: il nostro caso non pareva abbastanza grave.
Sunny disse che aveva parlato con la signora sulla statale, quella che le faceva il pieno dell’auto, e la donna le aveva detto che esisteva una pianta dalle cui foglie si ricavava il miglior cataplasma contro il prurito da ortiche. non c’è bisogno di pillole o altri pasticci, aveva detto. La pianta aveva un nome tipo piede di vitello. Piede di qualcosa. la donna le aveva detto che si poteva trovare su una certa strada, nei pressi di un ponte.
Sunny era pronta a cercarla. Le piaceva l’idea di un rimedio popolare. Dovemmo farle notare che l’antistaminico era già in casa, pagato.
Le piaceva curarci. Anzi, il nostro stato di salute mise di buonumore l’intera famiglia, stanando i membri dalla depressione prodotta dalla giornata di pioggia e dai programmi saltati. Il fatto che avessimo deciso di andarcene per conto nostro e che avessimo avuto quell’avventura – un’esperienza che aveva lasciato i segni sul nostro corpo – pareva aver risvegliato in Sunny e Johnston la voglia scherzare. Occhiate buffe da parte di lui, un’allegra solerzia da parte di lei. Se fossimo tornati con i segni di una condotta sconveniente – infiammazione sulle natiche, chiazze rosse su cosce e pancia – non si sarebbero certo mostrati altrettanto indulgenti e gentili.
I ragazzi trovavano divertente vederci seduti con i piedi a bagno e braccia e mani avvolte nelle pezze di tela. Claire in particolare trovava esilarante la vista dei nostri stupidi piedi da adulti. Mike dimenò per bene le dita, apposta per lei, procurandole allarmanti scoppi di risa.
Comunque. Sarebbe la stessa identica cosa, se ci incontrassimo ancora. oppure no. Un amore non utilizzabile, che sapeva stare al suo posto (qualcuno lo definirebbe non vero, perché non rischierebbe mai di farsi tirare il collo, né di trasformarsi in una battuta volgare, né di consumarsi penosamente). Un amore che non rischia niente, ma che si mantiene vivo come una goccia di miele, una risorsa sotterranea. Con il peso di questo nuovo silenzio venuto a sigillarlo.
Non chiesi mai a Sunny notizie di lui, né lei me ne diede, in tutti gli anni che la nostra amicizia impiegò a morire.

Quelle piante dai grandi fiori rosa-vioolacei non sono ortiche. Ho scoperto che si chiamano eupatorium purpureum. Le ortiche nelle quali dovevamo essere finiti sono una specie assai più ordinaria, dai fiori viola più pallido, spine urticanti. Dovevano esserci anche quelle, inosservate, in mezzo al rigoglio del prato incolto.
(…)

Nessun commento:

Posta un commento