24 dicembre 2017

Il terremoto - Teresa Melo

Il terremoto - Teresa Melo

Nella terra breve che sgrano
fiori di cedro, felci, betulle:
segni del mutamento.
La gazzella di ieri
miagola nella mia carezza
nel luogo caldo delle vesti di sale.
Fiori di cedro
che non sono la tavola odorosa, la sedia tornita.

La farfalla che conosce i cieli annebbiati
volge in pesce il sogno per amare il pesce:
amano i pesci trasfigurati
la luce della vela.

Sono queste le canzoni che canto nell’oscurità.
Altri saranno i canti della luce
nella voce di mia figlia.
Lei non conoscerà i leggiadri affogati
che sostengono la piattaforma marina dell’isola.
Lei cercherà un’altra spiegazione
così sicura come questa, così inutile da descrivere.

Segni del mutamento
acqua in canasta è il nostro sapere:
scorre tra le pieghe della paglia
e torna al sito minerale.

Sono le canzoni che canto nell’oscurità
per nominare l’uomo
la sua vanità che si specchia,
i suoi tre metri di troppo.
La poesia ci veste di piccoli dèi,
di totem.

Conservo la poesia. Cullo
il poeta insieme ai leggiadri affogati
per calmare il loro pianto infantile,
la loro solitudine, la loro terrestre paura.

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