11 novembre 2018

Aristotele detective – Margaret Doody

Aristotele detective – Margaret Doody

Nonostante la mia ansietà per il denaro e il fiero risentimento verso Euticleide, avevo in me una sorta di gioia perenne. Il mio cuore esultava ogni volta che pensavo a due cose. Filemone è in salvo! Filemone è innocente!
Non potei più resistere alla tentazione di far visita ad Aristotele, nonostante il suo ammonimento a non andare troppo spesso da lui. Dissi a mia madre che volevo consultare un medico per la mia salute, e lei, che si crucciava del mio persistente raffreddore, trovò la cosa ragionevole. A volte Aristotele si prestava a esercitare la medicina, e la gente cercava spesso di consultarlo, sebbene lui preferisse le malattie rare e curiose.
Gli dissi che questa era stata la mia scusa, e Aristotele insistette nel fare la sua parte. Mi esaminò la gola e prescrisse i soliti rimedi. Poi mi guardò acutamente e disse: – Ti sei anche stancato molto in questi ultimi giorni, Stefanos. Non ti pare imprudente fare delle lunghe marce a piedi in inverno, con quel raffreddore, e oltre tutto con un carico?
– Come potete saperlo?
– È semplice per un medico. Sei più magro, sei abbronzato dal sole e dal vento. Le tue braccia sono più muscolose di prima, e la tua mano destra è un po’ incallita.
– Ah, bene – replicai. – Avrete udito che ho portato a vendere il nostro olio dalle parti di Megara.
– Può darsi che l’abbia sentito dire – ammise. – Ma, sai, penso che tu sia andato più lontano di Megara. Non solo, ma penso anche che in quel viaggio non volessi essere riconosciuto. Spero che i tuoi rozzi indumenti non ti abbiano messo troppo a disagio.
– E questo come lo sapete? – Ero veramente sbalordito.
– Dal fatto che non ti sei rasato per alcuni giorni in quel viaggio. Hai il viso bruno e la pelle indurita, ma la barba deve essere cresciuta liberamente. Ti sei rasato alla fine del viaggio, e così una parte del tuo viso è più chiara. Se fossi andato a vendere l’olio senza essere in incognito, avresti mantenuto il tuo solito aspetto. Ci sono botteghe da barbiere lungo la strada per Megara, come dappertutto del resto. Ne deduco che ti sei lasciato crescere la barba perché volevi mutare aspetto, e forse anche perché non ti andava di entrare in una bottega. Una cosa poco piacevole. E poi, una barba lunga e sporca offre un riparo alle pulci. Anche gli abiti che hai indossato di recente ti hanno messo a stretto contatto con questi animaletti. Vedo i segni dei loro morsi. Sei andato distante da qui e travestito. Dunque non a Megara, come racconti agli altri.
– Oh – dissi. – Sembra così semplice!
– Già. Non c’è niente di straordinario, una volta spiegate le ragioni. Osservazione e logica. Ma, sai, la curiosità mi tenterebbe a spingermi anche più in là. Perché mai Stefanos avrebbe dovuto intraprendere un viaggio così arduo in questa stagione, e per di più non in perfetta salute? Perché è dovuto partire all’improvviso e travestito. Ti assicuro che le mie deduzioni sono piacevoli.
Avevo dibattuto fra me se raccontare ad Aristotele di Filemone e della sua fuga: questo mi decise. In ogni modo, la sua implacabile logica l’avrebbe condotto molto vicino alla verità. Inoltre desideravo raccontargli ogni cosa. Eppure esitai. – Aristotele – dissi con molta serietà. – Vi voglio dire una cosa strana: una notizia lieta, ma pericolosa. Dovete giurarmi di non parlarne a nessuno e di fingere persino con voi stesso di non averla sentita, perché in questa faccenda io e i miei siamo esposti ai rigori della legge, sebbene davanti agli dei io non potessi fare altrimenti e sia quindi libero da rimorsi. Ma l’esserne a conoscenza potrebbe mettere in urto con la legge anche voi. Ho già detto troppo.
Aristotele fece un paio di volte il giro della stanza, ancora ingombra di armi da guerra, ormai meticolosamente ordinate. Corrugò la fronte per qualche istante e toccò una lancia, un elmo, una ciotola; poi si volse a me sorridendo. – Va bene. Ti do la mia parola. Se anche non posso aiutarti, giuro di non ostacolarti. Farò il giuramento più solenne. Ti basta?
Dopo che ebbe giurato e fatto le libagioni, si appollaiò su una sedia e disse con impazienza, – Avanti! – come un ragazzino ansioso di sentire una nuova storia. Mi chiesi se la sua curiosità fosse più forte del suo senso di giustizia. In un certo senso, la sua volontà di trasgredire la legge mi sconcertò, sebbene il suo giuramento fosse per me un grande sollievo.

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