dipinto di Kenne Gregoire
L’uomo
carnevalesco – Derek Walcott
Dentro la testa enorme
di un leone offuscata dalla rogna
un impiegato nero
ruggisce.
Poi, un pavone retto da
cavi d’oro trattiene un uomo,
un ventaglio, che
ostenta gli occhi ovali e ingioiellati.
Che metafore!
Che fantasie affettate e
corruscanti!
Hector Mannix, impiegato
agli acquedotti, San Juan, è entrato in un leone,
Boysie, per corsetto due
manghi d’oro che ballonzolano; scende
il fiume su un vascello
come Cleopatra, dandosi arie.
“Salta su” gridano.
“Oddio, piccolo, non sai ballare?”.
Ma nell’esultanza di
quel turbine
un bambino, vestito da
pipistrello, si accascia singhiozzando.
Ma sto ballando, guarda,
da una vecchia forca
il mio corpo sferzato
oscilla, un metronomo!
Come un pipistrello
calato nell’ombra di bambagia,
la mia follia, la mia
follia è una calma spaventosa.
Nelle vostre mattine
penitenziali,
un cranio deve sfregare
la sua memoria con la cenere,
una mente deve
acquattarsi urlando nella polvere,
una mano deve strisciare
a raccogliere i vostri rifiuti,
qualcuno deve pur
scrivere le vostre poesie.
da Derek Walcott, Nelle vene del mare, a cura di Matteo
Campagnoli
Corriere
delle Sera - Un secolo di poesia, a cura di Nicola Crocetti
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