Edgar Degas - Lezione di danza
da Un amore – Dino Buzzati
Si accorse allora che a un passo da lui, voltandogli le spalle, c’era la Laide. Le mani sui fianchi stava chiacchierando con due ballerini, fra cui non c’era però quello di prima. Fu una scena rapidissima, un pulviscolo di tempo che però gli rimase nel ricordo per sempre.
Un’altra ballerina, bionda, si avvicinò alla Laide e le disse:
«Senti, Mazza, vieni un momento per favore.»
La Laide si voltò per seguirla dopo aver fatto ai due compagni un cenno di ciao con la mano sinistra. E venne così a trovarsi a fronte a fronte con Dorigo. Lei inevitabilmente, per una frazione di secondo almeno, lo guardò in faccia. Lui stava per salutarla. Dal fatto che lei, prima, non gli aveva rivolto il minimo segno, Antonio aveva intuito che la ragazzina là alla Scala, preferiva far finta di non conoscerlo: quasi per uno scrupolo di pulizia, forse, per non mescolare il diavolo e l’acqua santa. Ma adesso erano così vicini, così faccia a faccia, e relativamente isolati (nessuno certo li stava osservando) che il non salutarsi diventava assurdo.
Antonio però si trattenne, aspettando che fosse lei a salutarlo. Ma la ballerina, dopo averlo guardato in faccia, si volse da un’altra parte seguendo l’amica. E non c’era, in questo suo sottrarsi, quella fretta, quella precipitazione caratteristica di chi vuole evitare un contatto. Lo strano era proprio qui: che nella ragazza non si era avvertita la più vaga traccia di simulazione e di commedia. Bensì un’indifferenza assoluta, anzi la assoluta assenza di reazione, perché anche l’indifferenza è un modo di comportarsi verso la realtà esterna. Come se lei, pur guardandolo in faccia, non l’avesse neppure visto. Come se lui fosse stato un muro, un mobile o un essere tanto consueto da non esistere quasi più. E questo non assomigliava a lei, e a Dorigo risultava incomprensibile. La Laide avrebbe dovuto avere un guizzo spaurito degli occhi, un palpito di sorpresa, o di fastidio, o di spavento che le facesse socchiudere le labbra. Niente, invece. E questo era inspiegabile. E gli metteva dentro l’inquietudine.
Si accorse allora che a un passo da lui, voltandogli le spalle, c’era la Laide. Le mani sui fianchi stava chiacchierando con due ballerini, fra cui non c’era però quello di prima. Fu una scena rapidissima, un pulviscolo di tempo che però gli rimase nel ricordo per sempre.
Un’altra ballerina, bionda, si avvicinò alla Laide e le disse:
«Senti, Mazza, vieni un momento per favore.»
La Laide si voltò per seguirla dopo aver fatto ai due compagni un cenno di ciao con la mano sinistra. E venne così a trovarsi a fronte a fronte con Dorigo. Lei inevitabilmente, per una frazione di secondo almeno, lo guardò in faccia. Lui stava per salutarla. Dal fatto che lei, prima, non gli aveva rivolto il minimo segno, Antonio aveva intuito che la ragazzina là alla Scala, preferiva far finta di non conoscerlo: quasi per uno scrupolo di pulizia, forse, per non mescolare il diavolo e l’acqua santa. Ma adesso erano così vicini, così faccia a faccia, e relativamente isolati (nessuno certo li stava osservando) che il non salutarsi diventava assurdo.
Antonio però si trattenne, aspettando che fosse lei a salutarlo. Ma la ballerina, dopo averlo guardato in faccia, si volse da un’altra parte seguendo l’amica. E non c’era, in questo suo sottrarsi, quella fretta, quella precipitazione caratteristica di chi vuole evitare un contatto. Lo strano era proprio qui: che nella ragazza non si era avvertita la più vaga traccia di simulazione e di commedia. Bensì un’indifferenza assoluta, anzi la assoluta assenza di reazione, perché anche l’indifferenza è un modo di comportarsi verso la realtà esterna. Come se lei, pur guardandolo in faccia, non l’avesse neppure visto. Come se lui fosse stato un muro, un mobile o un essere tanto consueto da non esistere quasi più. E questo non assomigliava a lei, e a Dorigo risultava incomprensibile. La Laide avrebbe dovuto avere un guizzo spaurito degli occhi, un palpito di sorpresa, o di fastidio, o di spavento che le facesse socchiudere le labbra. Niente, invece. E questo era inspiegabile. E gli metteva dentro l’inquietudine.
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