Edgar Degas - Ballerine alla sbarra
da Un amore – Dino Buzzati
Pensava: è anche comprensibile che lei voglia tener rigorosamente separate le sue due vite, quella di prostituta e quella di ballerina della Scala, è comprensibile che, una volta esaurita la prestazione, lei voglia escludere un cliente dalla sua vita privata e professionale; incontrandolo alla Scala, il cliente diventerà uno sconosciuto qualsiasi.
Pensando a questo Dorigo si sentiva mortificato e offeso anche come uomo e come artista.
Ma ciò che era avvenuto, o meglio ciò che non era avvenuto, gli sembrava peggio, ancora più umiliante per lui. E gli metteva addosso un rimescolamento, un rovello, una rabbia di cui non riusciva a spiegarsi il motivo. Era per aver constatato che lui, Antonio, non esisteva in lei più neppure come ricordo? Era perché la sua qualità di scenografo non le aveva fatto la minima impressione? Era perché lei si ostinava a vedere in Dorigo un puro e semplice cliente, cioè una larva fisica indifferenziata e non era affatto disposta a considerarlo un compagno di lavoro? Era per questa impossibilità di interessarla, se non di piacerle, di entrare in qualche modo nel suo mondo? Ma a questo punto gli veniva la rabbia della rabbia. Perché se la prendeva così? Perché stava a smangiarsi il fegato? Che gliene importava in fondo della Laide? Come ragazza da letto, ormai quasi sazio, conosceva a memoria tutto ciò che si poteva sperare di ricavarne. Per il resto, una cretinetta qualsiasi. O forse agiva su di lui il fascino romantico della ballerina? Possibile? Così ridicolmente provinciale? E poi di che ballerina si trattava? Di una qualsiasi ballerinetta di fila, nient’altro che un numero, senza alcuna personalità d’artista. E poi, e poi, era sicuro che fosse veramente lei quella ch’egli aveva visto alla prova?
Pensava: è anche comprensibile che lei voglia tener rigorosamente separate le sue due vite, quella di prostituta e quella di ballerina della Scala, è comprensibile che, una volta esaurita la prestazione, lei voglia escludere un cliente dalla sua vita privata e professionale; incontrandolo alla Scala, il cliente diventerà uno sconosciuto qualsiasi.
Pensando a questo Dorigo si sentiva mortificato e offeso anche come uomo e come artista.
Ma ciò che era avvenuto, o meglio ciò che non era avvenuto, gli sembrava peggio, ancora più umiliante per lui. E gli metteva addosso un rimescolamento, un rovello, una rabbia di cui non riusciva a spiegarsi il motivo. Era per aver constatato che lui, Antonio, non esisteva in lei più neppure come ricordo? Era perché la sua qualità di scenografo non le aveva fatto la minima impressione? Era perché lei si ostinava a vedere in Dorigo un puro e semplice cliente, cioè una larva fisica indifferenziata e non era affatto disposta a considerarlo un compagno di lavoro? Era per questa impossibilità di interessarla, se non di piacerle, di entrare in qualche modo nel suo mondo? Ma a questo punto gli veniva la rabbia della rabbia. Perché se la prendeva così? Perché stava a smangiarsi il fegato? Che gliene importava in fondo della Laide? Come ragazza da letto, ormai quasi sazio, conosceva a memoria tutto ciò che si poteva sperare di ricavarne. Per il resto, una cretinetta qualsiasi. O forse agiva su di lui il fascino romantico della ballerina? Possibile? Così ridicolmente provinciale? E poi di che ballerina si trattava? Di una qualsiasi ballerinetta di fila, nient’altro che un numero, senza alcuna personalità d’artista. E poi, e poi, era sicuro che fosse veramente lei quella ch’egli aveva visto alla prova?
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