12 aprile 2015

Poesia congetturale – Jorge Luis Borges

Opera di Edgar Campos


Poesia congetturale – Jorge Luis Borges

                                   Il dottor Francisca Laprida, assassinato il 22 settembre 1829 dai
                                   guerriglieri di Aldao, prima di morire pensa:

L'ultima luce e il fischio dei proiettili.
C'è vento e il vento turbina di ceneri,
si disperdono il giorno e la battaglia
informe, e la vittoria è dei nemici.
Vincono i barbari, hanno vinto i gauchos.
Io, che ho studiato i canoni e le leggi,
io, Francisco Narciso de Laprida,
che un giorno proclamai l'indipendenza
di queste atroci terre, ora sconfitto,
di sangue e di sudore lordo il volto,
senza speranza né timore, perso,
per estremi sobborghi fuggo al sud.

Come quel capitan del Purgatorio
che, fuggendo a piedi e insanguinando il piano,
fu accecato e abbattuto dalla morte
dove un oscuro fiume perde il nome,
così dovrò cadere. È giunto il termine.
La notte laterale dei pantani
sta in agguato e mi arresta. Odo gli zoccoli
della mia calda morte che mi cerca
con uomini a cavallo, musi e lance.

Io, che ho voluto essere un altro, un uomo
di sentenze, di libri, di precetti,
giacerò tra paludi a cielo aperto;
ma inesplicabile mi esalta il cuore
un giubilo segreto. Infine trovo
il mio destino sudamericano.
A questa infausta sera mi portava
il labirinto plurimo dei passi
che i miei giorni intrecciarono da un giorno
dell'infanzia. Ho scoperto finalmente
la recondita chiave dei miei anni,
la sorte di Francisco de Lamprida,
la lettera mancante, la perfetta
forma che Dio sapeva dal principio.
Nello specchio di questa notte tocco
il mio impensato volto eterno. Il cerchio
sta per chiudersi. Aspetto che ciò avvenga.

Preme il mio piede l'ombra delle lance
che mi cercano. Scherni alla mia morte
e cavalli e criniere e cavalieri
mi sono addosso... Ed ecco il primo colpo
il duro ferro che mi squarcia il petto,
il profondo coltello nella gola.

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