3 settembre 2017

da Afrodita - Isabel Allende

da Afrodita - Isabel Allende
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Curanto in pentola di Panchita
Prendi una pentola grande di coccio, di ferro o di alluminio spesso e ricopri il fondo con uno strato di foglie di spinaci, cipolle di media grandezza leggermente dorate in cui avrai iserito chiodi di garofano, un mazzetto di erbe profumate, senza dimenticare il rosmarino e l’alloro, alcune carote scelte con cura, rape, peperoni e spicchi d’aglio. Metti subito a indorar arsi in una grande padella, con metodo e entusiasmo, delle costine di maiale affumicate, pezzetti di gallina tenera e spellata e salsiccia della migliore qualità, che poi collocherai in strati successivi nella pentola, iniziando dalle costine per finire al pollame. Dalla sera precedente avrai lasciato a bagno i ceci, che una volta privati della buccia saranno messi in un sacchetto di stoffa per evitare che si sparpaglino nella pietanza. I ceci contribuiscono al sapore e al divertimento:se rimangono duri, i baccanti possono giocare a spararli come proiettili; se risultano morbidi, sono deliziosi e afrodisiaci. Spolvera con sale, pepe e qualche goccia di tabasco o di chili piccante e r versa una mezza caraffa di vino bianco secco. Ricopri la pentola con un panno pulito e mettici qualche volume dell’Enciclopedia Britannica o un mattone affinché il vapore non si dilegui. Fai cuocere a fuoco vivace per quindici minuti, mentre gli invitati all’orgia si infervorano con il vino e le ostriche fresche. (Il vantaggio delle ostriche, oltre al loro potere stimolante, è che aprirle sarà un lavoro di gruppo. E’ meglio non metterle nel curanto, perché crude sono molto più buone.) Passato il quarto d’ora, togli il coperchio e aggiungi patate di media grandezza pulite e con la buccia, pesce tagliato a pezzetti, comprese le teste e le code – tonno, groppo, pesce spada o altri dalla carne saporita e compatta - e poi i crostacei e i frutti di mare, iniziando da quelli con la cottura più lunga, come il granchio e i gamberi, per finire con le vongole e le cozze, ovviamente tutte ben lavate per evitare che il brodo si riempia di sabbia. Ricorri a frutti di mare a volontà, freschi e nelle loro conchiglie, ma evita l’aragosta perché quando è viva si muove molto, ma non si può metterla in pentola già morta. I calamari contribuiscono a rendere sostanzioso il brodo, come anche il succo di un limone grande e qualche grano di coriandolo, dell’altro pepe e un’altra caraffa intera. Copri la pentola come prima, sempre con l’Enciclopedia o il mattone, e fai cuocere per un’altra mezzora, questa volta a fuoco lento. Quando la scoperchierai, dalla pentola uscirà una fragrante colonna di vapore che si leverà al cielo come un’offerta sacra e dopo aver mangiato i pezzetti, iniziando dai più leggeri per finire con le costine di maiale, arriverai al nettare olimpico, saporito e caldo, accumulato sul fondo della pentola, essenza e spirito di tutti gli ingredienti, che va bevuto con prudenza in piccoli boccali di coccio con la consapevolezza che intossica l’anima e scatena la lussuria per sempre.
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