26 marzo 2015

Pour qui j’écris - Alain Jouffroy

Tadmur, Syria
Pour qui j’écris - Alain Jouffroy

Non scrivo per voi, che vi prendete per giudici
appena vi si pone delle domande inattese.
Voi i rassegnati del pessimismo dell’ultima ora
voi che non amate niente
come l’isolazionismo
voi che confondete la scrittura, la pittura e l’assolo,
quando la rete mondiale occupa già tutta la superficie
del vostro piccolo cervello.
Né per voi, ultimi nostalgici del gregge,
col vostro risentimento incessante,
voi i nemici di tutto ciò che è straniero,
voi che non detestate niente
come le facies, i magrebini e i nostri padri d’Africa
che non avete vergogna d’ignorare Cravan,
Vossnessenski, Ginsberg e Degenhardt,
perché hanno spezzato il loro cerchio,
no, non è per voi che scrivo.
Non scrivo per voi
adepti di tutte le pubblicità
con la vostra incultura da compact disc
Voi che trattate le donne da sciocche
e piagnucolate come bambini quando vi mollano.
Voi e il vostro disprezzo di tutte le rivoluzioni
che non avete fatto,
come se la perdita di ogni libertà fosse
il vostro solo viatico.
E nemmeno per voi
che rispondete con gli insulti a coloro che disturbano i vostri commerci.
Voi, gli avidi mercanti dal Tempio,
che non amate niente come il portafoglio e i telegiornali,
i cliché di tutti i supermercati,
il vostro disgusto di voi stessi e i vostri espedienti per sopravvivere senza utopia,
la vostra società senza società e i vostri tappeti antiscivolo.
No, non è per voi che scrivo.

Scrivo per voi
che aprite la strada dalla Grecia alla Cina
e fate guerra alla stupidità nazionale fin nel vostro rifugio. Diventerete
gli architetti del looping
sotto i fili d’acciaio di tutte le istituzioni.
Per voi che ingranate la marcia del pensiero nella vostra auto in piena notte.
Per voi che defenestrate i vostri fantasmi,
che suicidate ogni disperazione attraverso il lucernario della memoria
e sognate ogni giorno di incontri, di viaggi trasversali e di altri modi di farsi vedere.
Sì. Per voi che lanciate aghi di bussola tra le vostre finestre e la porta d’ingresso degli altri,
tra l’Egitto dei Fatimidi, Granada, tutti gli esili e le isole,
Per voi che disertate il Tempio dove il giovane Gesù non riapparirà,
finché l’Occidente si drappeggerà nel suo razzismo di vecchio stampo,
finché Isabella e Ferdinando saranno i cromosomi dell’egoismo.
Per voi che tracciate linee intermedie, a metà strada tra
movimento del punto e effetto di piano;
Per voi il cui solo documento d’identità
è la carta del cielo.
È per voi che deploro tutto ciò che non riesco a scrivere.

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