Gustav Bauernfeind - Markt in Jaffa
Dintorni d’Antiochia – Costantino KavafisAd Antiochia c’è venuto il capogiro,
alle nuove prodezze di Giuliano.
Apollo si spiegò direttamente, a Dafni,
con Sua Maestà! Gli oracoli non voleva più darli
(che guaio!) né parlare per bocca dei profeti,
se il suo tempio di Dafni non si purificava.
Gli davano fastidio – disse – i vicini morti.
C’erano, a Dafni, molte tombe. E uno
dei morti là sepolti
era la gloria della nostra chiesa,
il trionfante, mirabile, santo martire Bàbila.
Certo alludeva a lui, il dio falso e bugiardo.
Sentendolo vicino, non aveva coraggio
d’emettere gli oracoli: acqua in bocca. (Paura
hanno dei nostri martiri, gli dei falsi e bugiardi).
L’empio Giuliano si diede da fare:
isterico, gridava: Prendetelo, levatelo,
trasportatelo via subito, questo Bàbila.
Non lo sentite? Infastidisce Apollo.
Prendetelo, strappatelo via. Disseppellitelo,
e recatelo dove più v’aggrada.
Levatelo, cacciatelo. Scherziamo?
Apollo ha detto di purgare il tempio.
E noi prendemmo e altrove recammo la reliquia.
La prendemmo e recammo via con onore e amore.
E il tempio? Il tempio ci ha davvero guadagnato.
Non passò molto tempo, e una fiammata
immensa divampò. Terribile fiammata:
andarono bruciati il tempio e Apollo.
Cenere, il simulacro: spazzatura.
È schiattato, Giuliano, e ha sparso voce
- e che poteva fare? – ch’era stato appiccato
da noi cristiani,il fuoco. Dica, dica.
Prove non ce ne sono: dica, dica.
Ma l’essenziale è questo: ch’è schiattato.
da Costantino Kavafis, La memoria e la passione
a cura di Filippomaria Pontani
Corriere delle Sera - Un secolo di poesia, a cura di Nicola Crocetti
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