26 febbraio 2017

Trasparenze - Adrienne Rich

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 Trasparenze - Adrienne Rich

Che la parola mite e la parola retta possano tiranneggiare
che un soldato israeliano intervistato anni
dopo la prima Intifada possa piangere davanti alla telecamera
per quanto obbedendo agli ordini ha compiuto, ha visto compiere, non
ha rifiutato
che un altro lasciando Beit Jala possa scarabocchiare
su un muro: Ci dispiace sinceramente per il casino che abbiamo fatto
è pura routine una parola che cancellerebbe un fatto
Che sia umano equiparare innocente e colpevole
Che ci aggrappiamo all’innocenza in ogni caso
è elementare Che le parole possano tradursi in ossa rotte
Che il potere di scagliare parole sia un’arma
Che il corpo possa essere un’arma
qualsiasi bambino in cortile lo sa Che al gioco di dire la parola preferita
tu abbia sempre risposto una cosa, una qualità, libertà o fiume
(mai un pronome, mai Dio o Guerra)
è dato per scontato Che parola e corpo
siano l’unica posta che abbiamo da rischiare
Che le parole siano finestre in una capanna saccheggiata, lordata
dalle piogge sporche del tempo, potremmo discuterne
o che le parole siano chiare come vetro finché il sole colpisce accecante

Ma che in una finestra buia tu abbia visto il tuo volto
Che quando ti pulisci gli occhiali il testo diventi più chiaro
Che il rumore di bicchieri rotti arrivi al culmine delle nozze
Che io possa guardare attraverso una lente
nella casa del mio vicino
ma non nella vita del mio vicino
Che a volte si rompa il vetro per salvare vite
Che una parola possa essere schiacciata come un calice sotto i piedi
è solo ciò che appare, in parte domanda, in parte risposta: come la vivi.

Adrienne Rich (2002, da The School Among the Ruins)

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