6 febbraio 2017

Giorni del 1909, ’10 e ’11 – Costantino Kavafis



Giorni del 1909, ’10 e ’11 – Costantino Kavafis

D’un povero marinaio disgraziato
(di un’isola dell’Egeo) era figlio.
Lavorava da un fabbro. Vestiva vecchi stracci.
Le scarpe da lavoro rotte da far pietà.
Le mani erano sporche di ruggine e di olio.

La sera, appena chiusa la bottega,
se aveva qualche desiderio ardente,
una cravatta un po’ costosa,
una cravatta da mettere la festa,
oppure si era innamorato
di una camicia blu vista in vetrina,
per un tallero o due vendeva il corpo.

Mi chiedo: la gloriosa Alessandria ai tempi antichi
avrà avuto un ragazzo più perfetto,
un giovane più bello? E che fine avrà fatto?
Non se ne conserverà di certo la statua né il dipinto.
Nella misera bottega d’un fabbro, abbandonato,
ben presto dalla fatica del lavoro
e dagli squallidi stravizi uscì distrutto.

da Costantino Kavafis, La memoria e la passione, a cura di Filippomaria Pontani
Corriere delle Sera - Un secolo di poesia, a cura di Nicola Crocetti

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