da Alice nel paese
delle meraviglie – Lewis Carroll
(…)
Davanti
alla casa, sotto un albero pieno di foglie, c'era una tavola apparecchiata per
il tè. Accanto a essa stavano seduti la Lepre Marzolina e il Cappellaio. In
mezzo a loro due si trovava un Ghiro, che dormiva a più non posso. La Lepre e
il Cappellaio, mentre parlavano, tenevano le braccia poggiate sulla testa del
Ghiro. "Non è molto comodo per il Ghiro" pensò Alice. "Però
dorme e può darsi che non ci faccia caso".
La
tavola era assai grande, ma i tre strani commensali si erano ammassati tutti in
un angolo.
"Non
c'è posto! Non c'è posto!" gridarono subito ad Alice, quando la videro
arrivare.
"E'
pieno, di posto!" rispose Alice indignata. Poi, quasi per dispetto, si
sedette su una bella poltrona vuota all'altra estremità della tavola.
"Vuoi
un po' di vino?" disse allora con un tono quasi incoraggiante la Lepre
Marzolina.
"Non
vedo vino" osservò Alice. Infatti aveva guardato sulla tavola e non aveva
visto altro che tè.
"Non
ce n'è, infatti" disse la Lepre.
"Allora
non è stato gentile da parte tua offrirmelo" disse Alice arrabbiata.
"Non
è stato gentile neppure da parte tua sederti senza essere stata invitata"
rispose pronta la Lepre Marzolina.
"Non
sapevo che fosse la vostra tavola" disse Alice. "E' apparecchiata per
più di tre persone!" "I tuoi capelli avrebbero bisogno di una
sforbiciata" disse il Cappellaio dopo aver osservato Alice per un pezzo e
con molta curiosità. Erano le sue prime parole.
"Non
si fanno appunti alle persone" disse Alice severa. "E' cattiva
educazione." A sentir questo il Cappellaio spalancò gli occhi. Era
meravigliato, ma le sole parole che disse furono: "Perché un Corvo
assomiglia a uno scrittoio?" "Ecco, ora ci sarà da divertirsi!"
pensò Alice. "Sono contenta che mi facciano gli indovinelli". E
aggiunse forte: "Credo di saperlo..." "Vuoi dire che credi di
poter trovare la risposta?" domandò la Lepre Marzolina.
"Proprio
così" rispose pronta Alice.
"Allora
dimmi subito quello che credi " riprese la Lepre.
"Come
volete" rispose in fretta Alice. "Vi dico quello che credo...
perché
io quello che credo dico... è la stessa cosa".
"Non
è per niente la stessa cosa!" esclamò il Cappellaio. "Vorresti forse
sostenere che la frase "vedo quello che mangio" ha lo stesso
significato di "mangio quello che vedo"?" "O vorresti
sostenere" proseguì la Lepre Marzolina "che la frase "mi piace
quello che prendo" ha lo stesso significato di "prendo quello che mi
piace"?" "E vorresti forse sostenere" concluse il Ghiro (il
quale sembrava che parlasse dormendo) "che la frase "respiro quando
dormo" ha lo stesso significato di "dormo quando respiro"?"
"Per te è la stessa cosa!" disse il Cappellaio. E a questo punto la
conversazione finì e tutti restarono in silenzio per un minuto, mentre Alice si
sforzava di ricordare più cose che fosse possibile dei corvi e degli scrittoi.
Ma non erano molte.
Il
primo a rompere il silenzio fu il Cappellaio. "Che giorno del mese è
oggi?" domandò rivolto ad Alice. Aveva tirato fuori dal taschino
l'orologio e lo guardava inquieto, scuotendolo di tanto in tanto e portandoselo
all'orecchio.
Alice
esitò per un attimo e poi rispose: "Il quattro".
"E'
indietro di due giorni!" sospirò il Cappellaio. E guardando di traverso la
Lepre Marzolina aggiunse: "Te l'avevo detto che il burro non è buono per
aggiustare gli orologi!" "Ma era burro del migliore!" rispose la
Lepre con tono di scusa.
"Sì,
sì, ma devono esserci scivolate dentro anche delle briciole" borbottò il
Cappellaio. "Non avresti dovuto spalmare il burro sull'orologio col
coltello del pane".
La
Lepre Marzolina prese l'orologio e l'osservò avvilita. Poi lo infilò nella sua
tazza di tè, lo trasse fuori di nuovo, tornò a guardarlo, ma non seppe far
altro che tornare alla prima osservazione. E ripeté: "Eppure era burro del
migliore".
Alice
aveva seguito tutta la scena ed era molto incuriosita.
"Che
strano orologio!" esclamò. "Segna i giorni del mese e non le
ore!"
"E
perché dovrebbe segnarle?" borbottò il Cappellaio. "Il tuo orologio, per caso, segna gli anni?"
"Naturalmente no!" rispose pronta Alice. "Se fosse così,
resterebbe immobile nella stessa posizione per un mucchio di tempo!"
"Proprio
come fa Il mio!" disse il Cappellaio.
Alice
era molto imbarazzata. Il discorso del Cappellaio era tutto privo di senso,
anche se le sue parole sembravano abbastanza chiare.
"Non
capisco bene" disse col tono più gentile possibile.
"Ecco,
il Ghiro s'è addormentato un'altra volta" disse il Cappellaio.
E
gli versò un po' di tè bollente sul naso.
Il
Ghiro scosse la testa seccato e, senza neppure aprire gli occhi, disse:
"Naturalmente,
naturalmente; è proprio quello che stavo per dire".
"Hai
risolto il mio indovinello?" domandò allora il Cappellaio, rivolgendosi di
nuovo ad Alice.
"No,
ci rinuncio" rispose Alice. "Qual è la risposta?" "Non ne
ho la più piccola idea" disse il Cappellaio.
"E
io neppure" ribadì la Lepre Marzolina.
Alice
ebbe un sospiro di sconforto: "Mi pare che dovreste spendere meglio il
vostro tempo, invece di starvene a proporre indovinelli che non hanno
risposta".
"Se
tu conoscessi il Tempo come me", rispose il Cappellaio "non
parleresti di perdere lui. E' lui che è così".
"Non
capisco" disse Alice.
"Naturale
che non capisci!" disse il Cappellaio, scuotendo la testa con aria sprezzante.
"Scommetto
che non hai mai parlato col Tempo!" "Non mi pare", rispose Alice
prudentemente. "Ma so che quando studio musica debbo batterlo".
"Ora
capisco!" disse il Cappellaio. "Ma lo sai, almeno, che lui non
sopporta di essere battuto? Se tu riuscissi a restare in buon accordo con lui,
ti farebbe con l'orologio tutto quello che desideri tu. Per esempio: supponi
che siano le nove del mattino, l'ora in cui devi cominciare le lezioni. Ecco,
basterebbe che tu mormorassi una parolina al Tempo e in un attimo sarebbero già
le dodici e mezzo, l'ora del pranzo!" ("Magari fosse l'ora del
pranzo!" mormorò tra sé la Lepre Marzolina).
"Sarebbe
bello davvero" disse Alice, assorta. "Però se fosse così... potrei
non aver fame..."
"Al
principio forse no" disse il Cappellaio. "Però potresti fermare
l'orologio sulle dodici e mezzo finché ti piace".
"Fate
così voi?" domandò Alice.
Il
Cappellaio scosse la testa tristemente. "No, io no purtroppo"
sospirò. "Abbiamo litigato lo scorso marzo, proprio prima che lei
diventasse matta" (e indicò la Lepre col suo cucchiaino). "Fu al
concerto della Regina di Cuori. Io dovevo cantare:
Zitto,
zitto, pipistrello, corri avvolto in un mantello!
Conosci
questa canzone?" "L'ho sentita, mi pare" rispose Alice.
"Non
è ancora finita" riprese il Cappellaio. "Continua così:
Zitto,
zitto, lungo il mondo vola e gira in girotondo".
In
quell'istante il Ghiro si scosse e, sempre dormendo, cominciò a cantare:
"Zitto, zitto,
pipistrello".
E continuò a cantare, continuò tanto che la Lepre e il Cappellaio dovettero
dargli un pizzicotto per farlo tacere.
"Insomma,
avevo appena finito la prima strofa", riprese il Cappellaio "quando
la Regina saltò in piedi e si mise a urlare: "Sta assassinando il Tempo!
Tagliategli la testa, la testa!""
"Ma
com'è crudele!" esclamò Alice.
"Da
allora", concluse il Cappellaio con voce smorzata "il Tempo non vuol
fare più niente di ciò che gli chiedo. Così per me sono sempre le sei del
pomeriggio".
(…)
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