22 agosto 2018

da “Gli amori difficili – Italo Calvino

Fernando Botero -Woman in profile 
da “Gli amori difficili – Italo Calvino
L'avventura di un soldato, (1949)
(…)

S'era alle ultime stazioni d'un percorso provinciale. Il treno si svuotava; dei passeggeri dello scompartimento i più erano scesi, ecco anche gli ultimi calavano le valige, s'avviavano. Finì che rimasero soli nello scompartimento il soldato e la vedova, vicinissimi e discosti, a braccia conserte, muti, gli sguardi nel vuoto. Tomagra ebbe ancora bisogno di pensare: «Adesso che tutti i posti sono liberi, se volesse star tranquilla e comoda, se avesse noia di me, si sposterebbe...»
Qualcosa lo tratteneva e impauriva ancora, forse nel corridoio la presenza di un gruppo di fumatori, o una luce che s'era accesa perché veniva sera. Allora pensò di tirare le tendine verso il corridoio, come fa chi vuol dormire: s'alzò con passi elefanteschi, cominciò con lenta cura meticolosa a sciogliere le tendine, a tirarle, a riallacciarle. Quando si voltò la trovò sdraiata. Come volesse dormire: ma oltre ad aver gli occhi aperti e fissi, era calata giù tenendo intatta la sua matronale compostezza, con il maestoso cappello sempre calcato sulla testa appoggiata al bracciolo.
Tomagra era in piedi sopra a lei. Volle ancora, per proteggere questo suo simulacro di sonno, far buio anche al finestrino, e si protese sopra di lei, per slacciare la tendina. Ma non era che un modo di muovere i suoi goffi gesti sopra la vedova impassibile. Allora smise di tormentare quell'asola di tendina e capì che doveva far altro, dimostrarle tutta la propria improrogabile condizione di desiderio, non fosse che per spiegarle l'equivoco in cui lei era certo caduta, come a dirle: «Vede, lei è stata condiscendente con me perché lei crede in un nostro remoto bisogno d'affetto, di noi soli e poveri soldati, ma ecco invece io quello che sono, ecco come ho ricevuto la sua cortesia, ecco a che punto d'impossibile ambizione sono, lei vede qui, arrivato».
E poiché ormai era chiaro che nulla riusciva a meravigliare la vedova, anzi ogni cosa pareva in qualche modo da lei prevista, allora al fante Tomagra non restava che far sì che non ci fossero più dubbi possibili, e che finalmente lo spasimo della sua follia riuscisse a cogliere anche chi n'era muto oggetto, lei.
Quando Tomagra s'alzò e sotto di lui la vedova restava con lo sguardo chiaro e severo (aveva gli occhi azzurri), col cappello guarnito di veli sempre calcato in capo, e il treno non smetteva quel suo altissimo fischio per le campagne, e fuori continuavano quei filari di vigne interminabili, e la pioggia che per tutto il viaggio aveva rigato instancabile i vetri riprendeva con nuova violenza, egli ebbe ancora un moto di paura d'avere, lui fante Tomagra, osato tanto.

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