20 agosto 2018

da “La pensione Eva” - Andrea Camilleri

Henri de Toulouse-Lautrec - Au Salon de la rue des Moulins
da “La pensione Eva” - Andrea Camilleri
(…) 
“Mallitto ‘u momento che m’è vinuto in testa di fare ‘sta dimanna!” pinsò Nenè, visto che tutte le picciotte avevano la faccia vagnata di lacrime. La Signura, che pareva commossa puro lei, si susì.
«Bonanotti a tutti. E m’arraccomanno.»
Macari stavolta la nisciuta della Signura, che si era chiusa la porta alle spalle, allentò la disciplina. E la malinconia che le parole di Emanuela avevano fatto nascere ci mise picca a scumpariri. La gioventù di tutti aveva avuto la megliu.
«Facemo come l’altra volta, astutiamo la luce e rapriamo la finestra» propose Jacolino. Ciccio raprì. C’era luna piena. Tunna tunna, vascia, pareva proprio all’altizza della finestra.
“Che luna leopardiana!” pensò Nenè, fresco di studio. Il profilo delle navi, nel gioco di nìvuro, ùmmira e luci, risaltava che pareva disegnato, inciso. Dintra alla càmmara il lume di luna era bastevole per vedersi in faccia, ma faceva parlare a tutti a voce vascia, come in segreto, va’ a sapiri pirchì.
«Vuoi che ti faccia vedere?» spiò Grazia all’oricchia di Nenè.
«Sì» rispunnì Nenè senza manco sapere che cosa voleva fargli vedere la picciotta.
Grazia lo pigliò per la mano e lo tirò tanticchia narrè rispetto agli altri che taliavano fora della finestra e sgherzavano. E accussì, quando niscero dalla càmmara nisciuno se ne accorse.
Sul pianerottolo Nenè intuì, nello scuro fitto, che Grazia aviva principiato a scendere la scala.
«Accendi la luce, non ci vedo.»
«No» fece Grazia, «non voglio che gli altri ci vengano dietro. Appoggiati alle mie spalle.»
Scinnì come un cieco. Ma era felice: aveva capito che Grazia gli voleva mostrare la Pensione. Quanto l’aviva addisiderato! Quante volte si era spiato com’era fatta dintra! Si ricordò macari di quando, picciliddro, aveva ‘nfilato la testa dintra al portone e un omo l’aveva rimproverato. Grazia girò la chiave della porta del primo piano e la raprì.
«Passa.»
Nenè trasì, Grazia darre di lui richiuse e addrumò la luce.
Erano al principio di un corridoio nel quale s’affacciavano nove porte, cinco a mano manca e quattro a mano dritta. Sulo che a mano dritta c’era macari una scala, piuttosto larga, che portava d’abbascio.
«Qui è dove lavoriamo» disse Grazia.
Fece dù passi e raprì una porta.
«E questa è la stanza dove lavoro io.»
Una cella. Anzi, tale e quale a una cammareddra di spitale, pulitissima, ma nica nica, a momenti dintra non ci si poteva cataminare. E c’era fetu di disinfittante, proprio come in una càmmara di spitale. Ci trasivano sulo il letto a una piazza e mezza, un comodino, una seggia. A una parete c’era il lavamano e il bidè. E basta.
Grazia chiuì, avanzò ancora nel corridoio, raprì ancora una porta:
«Questo è il bagno.»
Ne raprì n’altra.
«Questo è lo stanzino della cameriera che non dorme qua.»
Un letto non ci sarebbe manco trasuto, c’era una pultruna sfondata. La cammareddra era una specie di ripostiglio stipato di linzola, fodere di cuscino, asciucamani, pezze per puliziare, scope, saponette.
«Ora andiamo giù.»
Scinnero la scala.
E Nenè s’attrovò in un salone grandissimo contornato giro giro da tanti divani di colori diversi ma della stessa forma, ‘mpiccicati l’uno all’altro, tanto da parere uno sulo.
«Su questi divani seggono i clienti. Noi scendiamo da su, ci mettiamo al centro e ci mostriamo fino a quando qualcuno non ci sceglie. Allora risaliamo con chi ci ha scelto, andiamo in camera e quando quello ha finito ognuna di noi ridiscende col cliente e consegna la marchetta alla Signora. Il cliente paga e se ne va. Il posto della Signora è quello.»
Allato alla porta che dava nell’anticàmmara, c’era una pedana. Supra la pedana, un tavolino e un registratore di cassa che pareva un monumento. Darrè al tavolino, una pultruna enorme, il posto della Signura, di oro e damasco rosso, degna d’una regina.
E darre alla pultruna, sulla parete, c’era un cartello. Era il tariffario.
SEMPLICE, LIRE 3,50
QUARTO D’ORA, LIRE 7
MEZZ’ORA, LIRE 13
MILITARI ITALIANI E TEDESCHI, MILITI, CAMICIE NERE E MILITARIZZATI, RID. 25%
OLTRE, PREZZI A CONVENIRSI
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