16 agosto 2018

da “L’odore della notte” – Andrea Camilleri

da “L’odore della notte” – Andrea Camilleri

E arrivarono i pirciati. Sciauravano di paradiso terrestre. Il baffuto si mise appuiato allo stipite della porta assistimandosi come per uno spettacolo. Montalbano decise di farsi trasire il sciauro fino in fondo ai polmoni. Mentre aspirava ingordamente, l’altro parlò.
“La vuole una bottiglia di vino a portata di mano prima di principiare a mangiare?”. Il commissario fece ’nzinga di sì con la testa, non aveva gana di parlare. Gli venne messo davanti un boccale, una litrata di vino rosso densissimo. Montalbano se ne inchì un bicchiere e si mise in bocca la prima forchettata. Assufficò, tossì, gli vennero le lagrime agli occhi. Ebbe la netta sensazione che tutte le papille gustative avessero pigliato foco. Si
sbacantò in un colpo solo il bicchiere di vino, che da parte sua non scherazava in quanto a gradazione.
“Ci vada chiano chiano e liggero” lo consigliò il cammareri-proprietario.
“Ma che c’è?” spiò Montalbano ancora mezzo assufficato.
“Oglio, mezza cipuddra, dù spicchi d’agliu, dù angiovi salati, un cucchiarinu di chiapparina, aulive nìvure, pummadoro, vasalicò, mezzo pipiruncinu piccanti, sali, caciu picurinu e pipi nivuru” elencò il baffuto con una nota di sadismo nella voce.
“Gesù” disse Montalbano.

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