30 agosto 2018

Iliade, libro II, vv 736,771 - Omero

Lisandro Rota - Fittabarche
Iliade, libro II, vv 736,771 - Omero

Seguìa l’eletta de’ guerrier, cui d’Argo
Mandava la pianura e la superba
D’ardue mura Tirinto e le di cupo
Golfo custodi Ermïone ed Asíne.
Con essi di Trezene e della lieta
Di pampini Epidauro e d’Eïone
Venía la squadra; e dopo questa un fiero
Di giovani drappello che d’Egina
Lasciò gli scogli e di Masete. A questi
Tre sono i duci, il marzio Dïomede,
Sténelo dell’altero Capanéo
Diletta prole, e il somigliante a nume
Eurïalo figliuol di Mecistéo
Talaionide. Ma del corpo tutto
Condottiero supremo è Dïomede.
E sono ottanta di costor le antenne.
Ma ben cento son quelle a cui comanda
Il regnatore Agamennóne Atride.
Sua seguace è la gente che gl’invía
La regale Micene e l’opulenta
Corinto, e quella della ben costrutta
Cleone e quella che d’Ornee discende,
E dall’amena Aretiréa. Nè scarsa
Fu de’ suoi Sicïon, seggio primiero
D’Adrasto. Anco Iperesia, anco l’eccelsa
Gonoessa e Pellene ed Egio e tutte
Le marittime prode, e tutta intorno
D’Elice la campagna impoverîrsi
D’abitatori. E questa truppa è fiore
Di gagliardi, e la più di quante allora
Schierârsi in campo. D’arme rilucenti
Iva il duce vestito, ed esultava
In suo segreto del vedersi il primo
Fra tanti eroi; e veramente egli era
Il maggior di que’ regi, e conducea
Il maggior nerbo delle forze achive.

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