16 agosto 2018

da “Il cane di terracotta – Andrea Camilleri

da “Il cane di terracotta – Andrea Camilleri

Il tinnirume, foglie e cime di cucuzzeddra siciliana, quella lunga, liscia, di un bianco appena allordato di verde, era stato cotto a puntino, era diventato di una tenerezza, di una delicatezza che Montalbano trovò addirittura struggente. Ad ogni boccone sentiva che il suo stomaco si puliziava, diventava specchiato come aveva visto fare a certi fachiri in televisione. ‘Come lo trova?’ spiò la signora Angelina. ‘Leggiadro’ disse Montalbano. E alla sorpresa dei due vecchi arrossì, si spiegò. ‘Mi perdonino, certe volte patisco d’aggettivazione imperfetta’.

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