22 agosto 2018

da “Gli amori difficili – Italo Calvino

Fernando Botero, dettaglio
da “Gli amori difficili – Italo Calvino
L'avventura di un soldato, (1949)
(…)
Allora riattaccò il mignolo al resto della mano, non ritirandolo ma addossando ad esso l'anulare, il medio, l'indice: ecco che la sua mano posava inerte su quel ginocchio di donna e il treno la cullava in una carezza ondosa. Fu allora che Tomagra pensò agli altri: se la signora, per condiscendenza o per una misteriosa intangibilità, non reagiva ai suoi ardimenti, c'erano però sedute dirimpetto altre persone che potevano far scandalo di quel suo comportarsi non da soldato, e di quella possibile omertà da parte della donna.
Soprattutto per salvare la signora da quel sospetto Tomagra ritirò la mano, anzi la nascose, come fosse la sola colpevole. Ma quel nasconderla, pensò poi, non era che un pretesto ipocrita: difatti, abbandonandola lì sul sedile non intendeva altro che più intimamente avvicinarla alla signora, che occupava appunto sul sedile tanto spazio.
Difatti la mano annaspò intorno, ecco già le dita avvertivano la presenza di lei come un posarsi di farfalla, ecco bastava con dolcezza spingere tutto il palmo, e impenetrabile era lo sguardo della vedova sotto la veletta, il petto appena mosso dal respiro, macché! Tomagra aveva già ritratto la mano come un correre di topo.
«Non s'è mossa, - pensava, - forse vuole», ma pensava anche: «Un attimo ancora e sarebbe troppo tardi. Forse è lì che mi studia per fare una scenata».
Allora, non per altro che per un prudente sincerarsi, Tomagra strisciò la mano di dorso sul sedile e attese che fossero le scosse del treno, insensibilmente, a far scivolare sopra le sue dita la signora. Dire che attese è improprio: infatti con la punta delle dita spingeva a cuneo tra il sedile e lei, con un movimento impercettibile, che sarebbe anche potuto essere effetto del correre del treno. Se si fermò, a un certo punto, non fu perché la signora avesse dato in qualche modo segno di disapprovare; ma perché, pensò Tomagra, se invece lei accettava, le sarebbe stato facile con un mezzo roteare di muscoli venirgli incontro, posarglisi, per così dire, su quella mano in attesa. Per dimostrarle il proposito amichevole di questa sua assiduità, Tomagra, così sotto alla signora, tentò un discreto scodinzolio di dita; la signora guardava fuori del finestrino, e con la pigra mano giocherellava, apri e chiudi, col fermaglio della borsa. Erano segni per fargli capire di desistere, era un estremo rinvio ch'ella gli concedeva, un avvertimento che la sua pazienza non poteva essere più a lungo messa a prova? Era questo? - Tomagra si chiedeva, - era questo?
S'accorse che la sua mano, come un corto polpo, stringeva la carne di lei. Ormai tutto era deciso: non poteva più tirarsi indietro, Tomagra; ma lei, lei, lei era una sfinge. La mano del soldato ora rampava con passi sbiechi di granchio per la coscia; era allo scoperto, di fronte agli occhi altrui? No, ecco che la vedova rassettava la giacchetta che portava piegata in grembo, ecco che la faceva spiovere da un lato. Per offrirgli un riparo o per sbarrargli il varco? Ecco: ora la mano si muoveva libera e non vista, s'aggrappava a lei, si tendeva in carezze radenti come un breve propagarsi di vento. Ma il viso della vedova restava voltato in là, lontano; Tomagra fissava di lei una zona di pelle nuda, tra l'orecchio e il giro del ricolmo chignon. Ed in quell'ascella d'orecchio il pulsare d'una vena; era questa la risposta che lei gli dava, chiara, struggente e inafferrabile. Girò il viso tutt'a un tratto, fiero e marmoreo, si mosse come una tenda il velo giù dal cappello, e lo sguardo perduto tra le pesanti palpebre. Ma quello sguardo aveva sorpassato lui, Tomagra, forse non l'aveva neppur sfiorato, guardava, al di là di lui, qualcosa, o nulla, l'appiglio ad un pensiero, ma comunque sempre qualcosa più di lui importante. Questo lo pensò dopo, perché prima, appena aveva visto quel muoversi di lei, s'era gettato indietro subito e aveva stretto gli occhi come dormisse, cercando di trattenere il rossore che gli s'andava propagando in viso, e perdendo così forse l'occasione di cogliere nel primo lampo del suo sguardo una risposta ai propri estremi dubbi.
(…)

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