26 febbraio 2019

da Il racconto dell’ancella – Margaret Atwood

dipinto di Georgy Kurasov
da Il racconto dell’ancella – Margaret Atwood
Una sedia, un tavolo, una lampada. Sopra, sul soffitto bianco, un motivo ornamentale in rilievo a forma di ghirlanda, e, al centro, un buco riempito di calce, come la cicatrice in un viso cui sia stato tolto un occhio. Lì doveva esserci un lampadario, un tempo. Hanno eliminato ogni cosa cui si possa legare una corda.
Una finestra, due tendine bianche. Sotto la finestra, un sedile con un piccolo cuscino. Quando la finestra è aperta, in parte (si apre solo in parte), l'aria entra e fa muovere le tendine. Posso sedere sulla sedia, o sul sedile della finestra, con le mani in grembo, e guardare. Anche il sole entra dalla finestra e cade sul pavimento che è di legno, a listelli, ben lucidato. Sento l'odore della cera. C'è un tappeto ovale sul pavimento, fatto di stracci in-trecciati. Questo è il genere di cose che a loro piace: arte folclorica, arcaica, cui si dedicano le donne, nel loro tempo libero, utilizzando cose che non servono più. Un ritorno ai valori tradizionali. Non sprecare e non ti mancherà niente. Io non ho sprecato. Perché mi mancano tante cose? Alla parete sopra la sedia, un quadro, incorniciato ma senza vetro: è una ripro-duzione, un mazzo di giaggioli blu dipinti ad acquerello. I fiori sono anco-ra permessi. Mi chiedo se ognuna di noi ha l'identico quadro, l'identica sedia, le identiche tendine bianche. È un ordine del governo?
Considera di essere sotto le armi, diceva Zia Lydia.
Un letto, a una piazza. Materasso semiduro, coperto da un copriletto bianco di lana. Null'altro avviene nel letto che il dormire; o il non dormire. Cerco di non pensare troppo. Al pari di altre cose, adesso, il pensiero dev'essere razionato. Ci sono pensieri che diventano intollerabili quando ci si sofferma troppo. Il pensare può nuocere, e io sono decisa a resistere. So perché non c'è il vetro sull'acquerello di giaggioli blu, e perché la finestra si apre solo in parte, e perché è di cristallo infrangibile. Non temono che ce ne andiamo di nascosto. Non arriveremmo lontano. Temono altre fughe, quelle che puoi aprirti dentro, se hai un oggetto con un bordo tagliente.
Ecco. A parte i dettagli, questa potrebbe essere la stanza degli ospiti in una università, la stanza degli ospiti di minor riguardo; oppure la stanza di un pensionato dei tempi passati, o per signore dalle possibilità ridotte. Ciò che siamo ora. Le possibilità sono ridotte; per quelle di noi che hanno an-cora delle possibilità.
Ma una sedia, la luce del sole, i fiori: queste cose non si possono ignora-re. Io sono viva, io vivo, respiro, metto fuori la mano aperta alla luce. Non mi trovo in una prigione, ma in un luogo privilegiato, come ha detto Zia Lydia, entusiasta comunque dell'una o dell'altro o di entrambi.

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