27 febbraio 2019

Da “Prima luce”, 27 – Derek Walcott

Maurits Cornelis Escher - Catania
Da “Prima luce”, 27 – Derek Walcott

Sia lode alla pioggia, che cancella i picnic, loda alla nube grigia
che muta in spettro ogni rupe, e all’acqua nei tubi
che intreccia rigurgiti, lode alla pioggia e al suo lento sudario,
è lei la musa di Amnesia, un’isola diversa,
spettrale e alla deriva dove chi ancora amiamo esiste,
ma in un altro senso che queste coste non sanno,
poiché ci ricorda come la sostanza si assottiglia in foschia
e, come Rimbaud, l’idea dell’eternità
è un orizzonte cancellato quando mare e cielo si uniscono
e ciò che è solido svanisce come i morti in essenze;
è il messaggio incalzante della pioggia che marziale avanza
con le sue lance e le sue orde e – a volte alternando i sensi –
i tamburi del tuono che avanza. Alla sua presenza
il grano si prostra e si oscura, la marea si ritrae poi s’innalza,
l’aria diventa palpabile, i nervi si preparano all’assedio
dietro gli occhi chiusi e le porte sprangate del corpo, i suoi capelli
orizzontali nel vento gettati indietro come flutti,
le casuarine gemono e si agitano nel vento, due gocce
fanno trasalire la carne e il sole si ritira dietro i drappi,
come un presidente o un re sul balcone di una reggia
che sente l’urlo della piazza e pensa sia solo la pioggia,
non è niente, passerà, domani ci sarà il sole,
sia lode alla pioggia, la cui voce roca dissolve le forme,
le vette del potere, i principi e le pendici dei monti.

da Derek Walcott, Nelle vene del mare, a cura di Matteo Campagnoli
Corriere delle Sera - Un secolo di poesia, a cura di Nicola Crocetti

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