Opera di Edson Campos
da "Elena" - Takis Sinòpulos
La voce di Elena
Dove vado senza meta? Quale peccato
s’agita dentro i miei fecondi occhi?
Padre che m’hai generata quale sarà la mia morte?
Davvero esisto
come esistetti un tempo nella mia calda patria
vivendo da sola le immense epoche dei miti
curva bellezza umbrifera? E tu pure
esisti amante effimero che intrecci le tue membra
sotto selve di notte con le mie membra
pallide riconciliate? Tu nostalgico degli astri
che la sorella degli astri ferisci
con rose terrene. Mi parli
mi vesti di strofe e poesie perché sia inaccessibile
ai ponti del tempo. Quali sorgenti
e quali fiumi regnano nel mio sangue?
Il succo di quale fama mi dona quest’ebbrezza
di recitare e di abbracciare la mia morte quotidiana?
Screziata di freschi
baci cammino nell’amore. I miei passi
pesanti risuonano nel crudele abbandono
di questo mondo. Mi sento
come un albero infiammato che sogna
con tutte le radici aperte
alla luce infinita. Oh aiutami
a spogliarmi insieme agli abiti
della mia morte e a riempirti di morte stasera.
Ti accoglieranno le mie muta ginocchia.
Poiché sono fertile ti genererò
e tu dal principio mi genererai.
Ma affonda
nelle mie valli luminose nei porti di Elena.
Sali su questi monti inaccessibili
e neri di Elena.
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