13 gennaio 2015

Sono anch'io una fabbrica - Vladimir Majakovskij

Giuseppe Pellizza da Volpedo - Il Quarto Stato
 
Sono anch'io una fabbrica - Vladimir Majakovskij
Gridano al poeta:
Ti vorremmo vedere accanto al tornio.
Che sono i versi?
Roba da niente!
Certo che a lavorare mica
ce la faresti.
Forse
il lavoro
è per noi
più caro d'ogni altra occupazione.
Sono anch'io una fabbrica.
E se non ho
ciminiere
forse,
per me
senza ciminiere è ancora più difficile.
So bene
che non amati le frasi oziose, voi.
Per lavorare, fendete la quercia.
E noi?
Che forse non facciamo col legno lavori d'intarsio?
La quercia delle teste lavoriamo.
Certo
è cosa rispettabile pescare.
Tirare la rete.
E prendere storioni!
Ma non è meno rispettabile il lavoro del poeta:
prendere gente viva, e non pesci.
Il lavoro umano
Una fatica enorme bruciare davanti alla fucina
temprare i metalli sibilanti.
Ma chi
può accusarci d'essere oziosi?
I cervelli forbiamo con la lima della lingua.
Chi è superiore:
il poeta o il tecnico,
che conduce gli uomini al benessere?
Sono uguali.
I cuori sono motori.
E l'anima è un motore altrettanto complesso,
siamo uguali.
Siamo tutti compagni operai.
Proletari di spirito e di corpo.
Soltanto insieme
abbelliremo l'universo
e lo faremo rimbombare di marce.
Contro i diluvi di parole innalziamo una diga.
All'opera!
A un lavoro vivo e nuovo.
E gli oziosi oratori,
al mulino!
Fra i mugnai!
A girare le macine con l'acqua dei discorsi.

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