5 agosto 2018

da “Pastorale americana” - Philip Roth

da “Pastorale americana”  - Philip Roth
(…)
Quella era stata la molla. Il monaco entrò in casa loro e vi rimase, il monaco buddista là seduto ad aspettare con calma di finire di bruciare come se fosse un uomo perfettamente sveglio e, allo stesso tempo, anestetizzato. La televisione che trasmetteva il sacrificio: la molla doveva essere stata quella. Se per caso il loro apparecchio fosse stato sintonizzato su un altro canale o spento o guasto, se fossero stati fuori, tutti insieme, a passare la serata, Merry non avrebbe mai visto ciò che non avrebbe dovuto vedere e non avrebbe mai fatto ciò che non avrebbe dovuto fare. Che altra spiegazione c’era? - Queste b-b-brave persone, - disse, mentre lo Svedese si tirava sulle ginocchia quell’undicenne dinoccolata e la stringeva tra le braccia, cullandola a lungo, - queste b-b-b-brave persone… - Era così spaventata, in principio, che non riusciva nemmeno a piangere: riusciva a pronunciare solo quelle tre parole. Solo più tardi, un momento prima di andare a letto, quando si alzò e, con uno strillo, corse dalla sua stanza alla loro, attraverso il corridoio, e chiese, come non faceva da quando aveva cinque anni, il permesso di entrare nel loro letto, poté espellere tutto ciò che aveva dentro, tutto ciò che, di orribile, stava pensando. Tennero tutte le luci accese nella camera, e la lasciarono parlare a lungo, seduta sul letto tra loro, la lasciarono parlare finché dentro di lei non ci furono più parole che potessero terrorizzarla o precipitarla in una crisi di panico. Quando prese sonno, poco dopo le tre, fu con tutte le luci ancora accese (non aveva voluto che le spegnessero), ma almeno si era sfogata e aveva pianto abbastanza per cedere alla stanchezza. - Devi p-p-proprio distruggerti col fuoco per far ragionare la gente? P-p-possibile che a nessuno importi nulla? P-p-ppossibile che nessuno abbia una coscienza? P-p-possibile che a nessuno, sulla terra, sia rimasta una coscienza? - E ogni volta che la parola «coscienza» le sfiorava le labbra, Merry si rimetteva a piangere.
Cosa potevano dirle? Come potevano risponderle? Sì, certe persone hanno una coscienza, molte persone hanno una coscienza, ma disgraziatamente ci sono delle persone che non hanno una coscienza, è vero. Sei fortunata, Merry, tu hai una coscienza sviluppata molto bene. È ammirevole, alla tua età, avere una coscienza simile. Noi siamo fieri di avere una figlia che ha tanta coscienza e alla quale sta tanto a cuore il benessere degli altri e che sa comprendere le sofferenze altrui…
Per una settimana non riuscì a dormire sola nella sua stanza. Lo Svedese leggeva attentamente i giornali per poterle spiegare perché il monaco aveva fatto quello che aveva fatto. C’entrava il presidente del Vietnam del Sud, il generale Diem, c’entravano la corruzione, le elezioni, complessi conflitti politici e regionali, c’entrava qualcosa sullo stesso buddismo… Ma per lei erano solo gli estremi rimedi cui le brave persone devono ricorrere in un mondo dove la stragrande maggioranza non ha un briciolo di coscienza.
Proprio quando sembrava che avesse digerito il sacrificio di quel vecchio monaco buddista in quella strada del Vietnam del Sud e cominciava a poter dormire nella sua stanza e senza la luce accesa e senza svegliarsi urlando due o tre volte per notte, accadde di nuovo: in Vietnam un altro monaco si diede fuoco, poi un terzo, poi un quarto… E una volta iniziata la serie, lo Svedese scoprì di non riuscire più a tenerla lontana dalla televisione. Se perdeva un sacrificio nel telegiornale della sera, si alzava presto per vederlo in quello del mattino, prima di uscire per andare a scuola. Loro non sapevano come fare per impedirglielo. Perché continuava a guardare come se non volesse più smettere? Lo Svedese non voleva che Merry fosse turbata da quello che vedeva, ma nemmeno che fosse così calma. Che stesse semplicemente sforzandosi di capirci
qualcosa? Di vincere la paura che le incutevano quelle cose? Che stesse cercando di capire cosa voleva dire poter fare a se stessi una cosa simile? Che stesse immaginandosi
nei panni di uno di quei monaci? Guardava perché era ancora sbigottita o guardava perché la cosa la eccitava? Quello che cominciava a preoccuparlo, a metterlo in agitazione, era l’idea che Merry fosse più curiosa che inorridita; e presto anche lui cominciò a essere ossessionato, anche se non, come lei, dai monaci che si immolavano
nel Vietnam, ma dal cambiamento di condotta della sua figlia undicenne. Che Merry avesse sempre voluto sapere le cose lo aveva reso straordinariamente orgoglioso di lei fin da quando era piccina; ma voleva davvero, lo Svedese, che sua figlia sapesse tante cose di una storia brutta come questa?
(…)

Traduzione di Vincenzo Mantovani

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