Cassatelle di ricotta
- farina g 500
- zucchero
semolato g 150
- olio
extravergine di oliva ½ bicchiere
- marsala 1
cucchiaio
- 1 limone
- ricotta g 400
- cioccolato
fondente g 50
- cannella
- albume di un
uovo
- zucchero a velo
- olio di semi
- sale
Mescolare alla farina
metà dello zucchero, due cucchiai di succo di limone, il marsala, l’olio, il
sale e impastare aggiungendo la necessaria quantità d’acqua.
Quando l’impasto avrà
una consistenza elastica, coprirlo e lasciarlo riposare per 30 minuti.
In una terrina setacciare
la ricotta, aggiungere lo zucchero rimasto, la cioccolata a scaglie e un
pizzico di cannella.
Stendere la pasta,
ricavarne dei dischi sottili e tondi, farcirli con la crema di ricotta,
spennellare i bordi con l’albume sbattuto con un cucchiaino d’acqua e richiuderli
come fossero dei ravioli.
Friggere le
cassatelle in olio di semi caldo, sgocciolarle bene e servirle calde dopo
averle spolverizzate con zucchero a velo aromatizzato alla cannella.
Una volante della
polizia percorre il viale sterrato che dà accesso alle case della contrada
Carrubbo, l’accompagna un nuvolone di polvere e il rumore di un motore che si
avvicina. Il solito giro di ricognizione, penso. Ma poi la macchina curva e si
ferma davanti alla porta mia. Il cuore prende a battere forte, il respiro si fa
più veloce, l’hanno trovato! È vivo? Dalle nostre parti le sparizioni sono sempre
fenomeni misteriosi, fughe, assassini, rapimenti, nulla è mai chiaro agli occhi
degli inquirenti. Chessò, in Sardegna e in Toscana si tratta sicuro di rapimenti,
nel continente il telegiornale parla di omicidio a scopo di rapina e il cadavere
è lì, prova inconfutabile e oggettiva del reato, ma qui da noi un corpo è difficile
trovarlo, vivo o morto che sia. E quando ti fanno trovare quaccheccosa è un
avanzo quello che ti danno, un vuoto a perdere che non serve a nessuno e non si
capisce perché te l’hanno tornato indietro, anche se una ragione certamente ci deve
essere.
Vado ad aprire la
porta, Bruno mi saluta portandosi la mano alla visiera:
«Come va, signora
Anciluzza? Passavo da queste parti e ho pensato di farmi restituire il caffè
che le ho offerto al commissariato».
«Commissario, scusi
Bruno, entri che glielo preparo subito, e l’appuntato?».
«No, il picciriddo
rimane in macchina, siamo in servizio».
Mi aggiusto con la
mano i capelli e mi levo il grembiule con un gesto veloce. Poi preparo un
vassoio con il caffè e le cassatelle di ricotta appena sfornate.
(...)
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