Prologo
La vostra
mente,
sognante sul
cervello rammollito,
come grasso
lacché sopra un unto divano,
io
provocherò contro un pezzo di cuore insanguinato;
a sazietà
befferò mordace e villano.
Nell’anima
non ho un solo bianco capello,
e la
decrepita dolcezza è assente!
Stordito il
mondo con la forza del mio canto,
vado –
bello,
ventiduenne.
O teneri!
Voi l’amore
sui violini ponete.
L’amore sui
timpani pone un buzzurro.
E come me,
rovesciarvi non potete,
per
diventare labbra sole e soltanto.
Vieni ad
imparare –
da un
salotto di batista,
impiegata-modello
d’una angelica lega.
Che le
labbra sfogli tranquilla,
come una
cuoca il libro di cucina.
Se volete –
sarò furioso
di carne
– e, come il
cielo, mutando i toni –
se volete –
sarò
perfettamente tenero,
non uomo, ma
– nuvola in calzoni!
Non credo a
una Nizza floreale!
Da me di
nuovo sono celebrati
gli uomini
giaciuti, come un ospedale,
e le donne,
come proverbi logorati.
trad. Paolo Statuti
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