23 ottobre 2019

Lettera a mia zia – Dylan Thomas

Jan Vermeer - Concerto a tre, olio su tela, 1666/1667, 72,50×64,70 cm
Lettera a mia zia – Dylan Thomas

                                   sul corretto approccio alla poesia moderna

Per te, zia mia, che vorresti esplorare
Il Chankley Bore letterario,
La strada è dura, perché tu non sei
Un’ottentotta letteraria
Ma sei una colta e gentile signora
Che non conosce Eliot (a suo disdoro).
È un’onta, zia, che tu non scorga
Nessun talento in David G.
E nessuna armonia, nessuna forma
In Ezra Pound e in T. S. E.
Vergogna zia! Io ti dirò come potrà
Elevarsi la tua mediocrità
E ascendere a vedere i monumenti principali
Da moderniste vette Parnassiane.

Per prima cosa compra un cappello, non un modello
Di Parigi, ma di quelli che portano gli Svizzeri
Quando yodèllano, una specie di bombetta
Con qualche piuma per nasconder la veduta;
Poi avventurati in strada con i sandali
(Tutti i pittori moderni usano i piedi
Per dipingere sopra strisce di tela
Le proprie mogli o madri meno le anche).

Forse sarebbe meglio se creassi
Qualcosa di nuovissimo,
Un romanzo sporchetto scritto in erse
O in versi gallesi in senso inverso,
Oppure quadri sul dietro dei maglioni,
O salmi in sanscrito sul petto di lebbrosi.
Ma se ciò ti riuscisse impraticabile
Non è un danno, perché in questo caso
Potrai scrivere quello che ti pare,
E la poesia moderna è alquanto facile.

Non dimenticare che «mignatta»
Fa rima con «mignotta», in questi tempi inquieti,
E che la virgola è il peggiore dei difetti.
Pochi intendono Cummings, e pochi
I bassifondi mentali di Joyce,
Pochi le ciance in codice di Auden;
Ma d’altronde chi conta sono i pochi.
Non essere mai chiara, non esprimere mai,
Se vorrai che ti giudichino grande,
Il più semplice pensiero o sentimento
(Perché il pensiero, lo sappiamo, è decadente);
Non tralasciare parole essenziali
Come pancia, …, e genitali,
Perché queste son cose che hanno parte
(E quale parte) in ogni buona arte.
Ricorda questo: ogni rosa è verminosa,
E ogni bella donna è contagiosa;
Ricorda questo: che l’amore dipende
Da quanto il guanto Gallico è resistente;
Ricorda, inoltre, che la vita è un inferno
E che perfino il paradiso è fetido
D’angeli putrescenti che nell’azzurro fanno
Un maledetto baccano.
Con questo in mente, che cosa arresterà
La corsa del poeta verso la sommità?

Un’ultima parola: prima di cominciare
Le convulsioni della tua arte,
Strappati il cuore, togliti il cervello.
Senza questi malanni potrai, sì,
Essere un genio come David G.

Fatti coraggio, zia, e manda le tue cose
A Geoffrey Grigson con il mio sproloquio,
E che io viva tanto da ammirare almeno un poco
Quanto bene i tuoi versi accendono il fuoco.

da Dylan Thomas Poesie inedite, a cura di Ariodante Marianni – Giulio Einaudi Edizioni

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