da “L’odore
della notte” – Andrea Camilleri
Quando si fu assittato al solito tavolo della trattoria ‘San Calogero’,
il proprietario, Calogero, gli si avvicinò con aria cospirativa.
“Dottore, nunnatu aiu”.
“Ma non è proibito pescarli?”.
“Sissi, ma di tanto in tanto permettono di pigliari una cassetta a
barca”.
“Allora perché me lo dici accussì che pare una congiura?”.
“Pirchì tutti lo vogliono e io non ci ne ho di bastevole”.
“Come me lo fai? Con la lumìa?”.
“Nonsi, dottore. La morti del nunnatu è fritto a purpetta”.
Aspettò un pezzo, ma ne valse la pena. Le polpettine, schiacciate,
croccanti, erano costellate di centinaia di puntini neri: gli occhietti dei
minuscoli pesciolini appena nati. Montalbano se li mangiò sacralmente, pur
sapendo che stava ingoiando qualcosa di simile a una strage, uno sterminio. Per
autopunirsi, non volle mangiare nient’ altro. Appena fora dalla trattoria, si
fece viva, come di tanto in tanto gli capitava, la voce, fastidiossima, della
sua coscienza. ‘Per autopunirti, hai detto? Ma quanto sei ipocrita, Montalbà! O
non è perché ti sei scantato d’aggravare la digestione? Lo sai quante
polpettine ti sei fatte? Diciotto!’.
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