13 agosto 2018

da “Nel giardino del diavolo” - Stewart Lee Allen

opera di Cheri Wollenberg
da “Nel giardino del diavolo” - Stewart Lee Allen
(…)
Quando approdò sulle coste sudamericane pensò erroneamente che il fiume Orinoco, nell’odierno Venezuela, fosse la porta del Paradiso terrestre, ma si rifiutò di risalirlo, per paura che gli ardenti cherubini assoldati dal Padreterno come guardie del corpo potessero attaccare le sue caravelle. Perciò, quando Colombo portò dalle Americhe un nuovo frutto particolarmente invitante, tutti giunsero alla conclusione più ovvia. Oggi lo chiamiamo pomodoro, ma in gran parte dei paesi europei fu chiamato poma amoris o pomo dell’amore. Gli ungheresi, senza mezzi termini, lo battezzarono Paradice appfel, o mela del Paradiso. Il pomodoro aveva tutti i numeri per essere il frutto proibito: sfacciatamente rosso, traboccante di succhi allusivi e dal sapore elettrizzante. Era chiaramente un afrodisiaco. Ma ciò che lo rendeva particolarmente temibile agli occhi degli europei era la sua somiglianza con un altro frutto, la mandragora, meglio noto come “pomo di Satana” o “pomo dell’amore”. Era in pratica il frutto dell’Inferno ed era famoso per essere stato l’afrodisiaco usato da Lea per sedurre Giacobbe, come si legge nella Bibbia: “È con me che avrai relazione perché ti ho completamente assoldato con le mandragore di tuo figlio”.
Gli speziali del XV secolo conoscevano bene le qualità narcotiche naturali della mandragora, ma il vero problema era un altro. Quello che guadagnò alla pianta la sua pessima reputazione era l’aspetto delle sue radici, che somigliavano a un corpo umano rinsecchito, avvizzito (o a un pene, a seconda delle ossessioni di ciascuno). Nel Medioevo la gente credeva che le radici fossero vive, incarnazione di spiriti demoniaci che sussurravano segreti nelle orecchie di chi ne era proprietario; uno dei crimini per i quali Giovanna d’Arco fu mandata al rogo fu il suo presunto possesso di una radice di mandragora.
(…)

Nessun commento:

Posta un commento