dipinto di Eric Bowman
Poetica – Nuno Jùdice
Voglio
che la mia poesia parli di barche e d’azzurro, che parli
del
mare e del corpo che lo cerca, che parli di uccelli e
del
cielo che abitano. Voglio una poesia pura, pulita
dai
rifiuti delle cose banali, delle contaminazioni di chi
guarda
solo per terra; una poesia dove il sublime ci
tocchi,
e il poetico sia la parola piena. E’ questa poesia
che
scrivo sulla pagina bianca come la parete che era
appena
stata verniciata, con le sue imperfezioni
cancellate
dalla luce del giorno, e un riflesso del sole
a
gridare la vita. E voglio che questa poesia discenda
nelle
cantine dove la miseria si accumula, sulle panchine
dove
dormono i senza tetto e i senza speranza,
sulle
tavole sporche dei resti dell’alba, negli
angoli
dove la donna della notte attende l’ultimo
cliente,
sulla disperazione di chi non sa da che parte
fuggire
quando la morte bussa alla sua porta. E canto
la
bellezza che sopravvive alle frasi comuni, alle parole
sporcate
dal quotidiano dei mediocri,
ai
versi slavati di chi non ha mai sentito
il
grido dell’angelo. E dico questo perché sia, nella
poesia,
come la pietra scolpita da un fuoco divino.
Trad. Chiara De Luca
Poesia
n. 302, marzo 2015
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