15 febbraio 2019

Iliade, libro II, vv 899, 930 - Omero

Maria Grazia Montano - Segno antico n.6, 2012, tecnica mista su tavola cm 82x82
Iliade, libro II, vv 899, 930 - Omero

Niréo tre navi conducea da Sima,
Niréo d’Aglaia figlio e di Caropo,
Niréo di quanti navigaro a Troia
Il più vago, il più bel, dopo il Pelíde
Beltà perfetta. Ma un imbelle egli era;
E turba lo seguía di pochi oscuri.
Quei che tenean Nisiro e Caso e Crápato
E Coo seggio d’Euripilo, e le prode
Dell’isole Calidne, il cenno regge
D’Antifo e di Fidippo, ambo figliuoli
Di Tessalo Eraclíde. E trenta navi
Aravano a costor l’onda marina.
Ditene adesso, o Dive, i valorosi
D’Alo e d’Alope e del pelasgic’Argo
E di Trachine; nè di Ftia nè d’Ellade,
Di bellissime donne educatrice,
Gli eroi tacete, Mirmidon chiamati,
Ed Elleni ed Achei. Sopra cinquanta
Prore a costoro è capitano Achille.
Ma di guerra in que’ cor tace il pensiero,
Ch’ei più non hanno chi a pugnar li guidi.
Il divino Pelíde appo le navi
Neghittoso si giace, e della tolta
Briseide l’ira si smaltisce in petto,
Bella di belle chiome alma fanciulla
Che in Lirnesso ei s’avea con molto affanno
Conquistata per mezzo alla ruïna
Di Lirnesso e di Tebe, a morte spinti
Del bellicoso Eveno ambo i figliuoli
Epistrofo e Minete. Per costei
Languía nell’ozio il mesto eroe; ma il giorno
Del suo destarsi all’armi era vicino.

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