opera di Victor Vasarely
Sono cieco, non vedo i colori - Jan SpiewakSono cieco, non vedo i colori,
sono sordo, non distinguo i suoni,
non ho il senso dell’equilibrio, non conosco il tatto
e il gusto.
Chi sono? Come chiamare l’albero che tocco?
Circondato dagli occhi dei nemici mi sollevo nello
spazio,
smarrisco le mani e la bocca, con un gesto fermo
la cabriolet
di mio nonno e mi sventolo coi sorrisi delle zie.
Che le zie ridacchino facendo l’eterno solitario,
anche così il merlo nella gabbia cinguetterà un’argentea
canzone.
A lungo ho imparato a guardare, a ritrovare sapori
e colori ,
a lungo ho imparato l’andatura spaziale.
Vi dico addio, tristezze e rumori, addio, goccia che
tintinni sul vetro.
Addio, invisibile vento che scuoti tutte le finestre
insieme.
Addio, stazioni, isole stupite, addio, ruote di treni
rombanti.
Vorrei recuperare il bastone di amareno di mio padre,
andrei a passeggio.
Pigre bisce, sazie tartarughe e agili lucertole,
radure assolate, sentieri chinati nelle felci,
porcino che cresce d’incanto, cervo che corre nelle
selve –
vengo da voi attraverso nevi, calure e piogge.
Vado nel paese in cui crescono parole verdi.
O mio diletto paese, ti offrirei una rosa
o una mia poesia, che non riuscirò mai a scrivere
Traduzione di Paolo Statuti
Nessun commento:
Posta un commento