Giovanni Battista Recco - Composizione con pesci e crostacei
da Un mese con
Montalalbano – Andrea Camilleri
da Quello che contò Aulo Gellio
(…)
Stava
per principiare la curva a U quando, alla debole luce dei fanali (“ci fosse una
minvhia di cosa a funzionare in quest’automobile!”), vide l’indicazione,
consisteva in un pezzo di tavola, inchiovato per storto su un palo, sul quale
era stato scritto malamente a mano: da
Filippo che si mancia bene. Imboccò il viottolo sterrato che terminò un
centinaro di metri appresso in uno spiazzo sul quale sorgeva una solitaria
casuzza a un piano. Dalla porta e dalle finestre sbarrate sbarrate non
trapelava luce. Macari quello era il giorno di chiusura e il viaggio era stato
a vacante. Raprì la portiera e subito il vento l’assugliò, assieme al rumore del mare in tempesta che si
trovava a una trentina di metri sotto lo spiazzo. Scese, si mise a correre,
girò la maniglia della porta e questa si raprì. Montalbano trasì e
immediatamente la richiuse alle sue spalle. Una càmmara con cinque tavolini,
nessun cliente. Quello che doveva essere Filippo stava assittato a un tavolino
e taliàva un film alla televisione.
“Si
mangia?” spiò incerto il commissario.
Filippo
non si cataminò, non staccò gli occhi dal televisore, mormorò solamente:
“S’assittasse
dove vuole.”
Montalbano
si levò il giubbotto, scelse il tavolo più vicino alla stufetta a legna. dopo
cinco minuti, visto che l’omo se ne stava infatato alla pellicola, il
commissario si susì, andò alla credenza, si pigliò un cestino di pane e una
bottiglia di vino ne se ne tornò al suo posto. Finalmente, passati ancora una
decina di minuti, apparse la scritta “Fine del primo tempo” e Filippo, da
statua che era, tornò ad essere vivente. S’avvicinò al tavolo e spiò:
“Che
voli mangiari?”
“M’hanno
detto che lei sa fare benissimo i polipi alla napoletana.”
“Giusto
dissero.”
“Li
vorrei assaggiare.”
“Assaggiare
o mangiare?”
“Mangiare.
Ci mette i passaluna di Gaeta?”
Le
olive nere di Gaeta sono fondamentali per i polpi alla napoletana.
Filippo
lo taliò sdignato dalla domanda.
“Certo.
E ci metto macari la chiapparina.”
Ahi!
Quella rappresentava una novità che poteva rivelarsi deleteria: non aveva mai
sentito parlare di capperi nei polipi alla napoletana.
“Chiapparina
di Pantelleria” precisò Filippo.
I
dubbi di Montalbano passarono a metà: i capperi di Pantelleria, aciduli e
saporitissimi, forse ci stavano o, nell’ipotesi peggiore, non avrebbero fatto
danno.
Prima
di muoversi verso la cucina taliò negli occhi il commissario e questi raccolse
il guanto di sfida. Tra lui e Filippo, era chiaro, si era ingaggiato un duello.
Uno che di cucina non ne capisce, potrebbe ammaravigliarsi: e che ci vuole a
fare due polipi petti alla napoletana? Aglio, oglio, pummadoro, sale, pepe,
pinoli, olive di Gaeta, uvetta sultanina, prezzemolo e fettine di pane
abbrustolito: il gioco è fatto. Già, e le proporzioni? E l’istinto che ti deve
guidare per far corrispondere a una certa quantità di sale una precisa dose d’agli?
La
polemica immaginaria del commissario venne violentemente interrotta dal botto
improvviso della porta spalancata che sbatté contro il muro.”Il vento” pinsò
Montalbano, ma non fece in tempo a susìrsi per chiuderla.
Trasìrono
due òmini, la faccia coperta dal passamontagna,
(…)
Poi
il colosso disse a Montalbano:
“Stia
fermo che non voglio fare errore.”
Mirò
attentamente, sparò. La pallottola s’infilò nel muro a pochi centimetri dalla
testa del commissario. Filippo gridò. Il colosso parse non l’avesse sentito, si
girò e sparò un altro colpo verso il muro che aveva alle spalle.
Filippo
cadde in ginocchi e si mise a pregare ad alta voce in preda a una specie di
convulsione.
“ci
siamo capiti?” spiò il colosso a Montalbano.
Aveva
accennato al conflitto a fuoco.
“Perfettamente.”
Allora
il colosso pigliò la pistola caduta, se la mise in sacchetta, agguantò il suo
compagno svenuto per il colletto, se lo trascinò, raprì la porta, niscì.
Montalbano
si susì di scatto, corse da Filippo che roteava gli occhi come un pazzo, lo
schiaffeggiò.
“Forza,
che i polipetti s’abbrusciano!”
Malgrado
lo scanto che si era pigliato, Filippo seppe cucinare come Dio comanda e
Montalbano si leccò le dita.
(…)
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