dipinto di fernando Botero
da “La signora del
miele” - Fanny Buitrago
(…)
Teodora
lasciò la stanza senza replicare al suo carnefice e scese le scale
dell’edificio saltando i gradini a due a due. Era troppo nervosa per aspettare
l’ascensore. Aveva la pelle d’oca. La gola secca. Un dolore intenso e prezioso
la stava infiammando sotto la gonna! Che scemenze diceva il dottor Amiel! Era
un uomo molto strano. Così educato, galante e al contempo odioso.
“E’
proprio così,” pensò a voce alta, “non c’è nessuno come don Galaor Ucròs
Céspedes. Lui è il mio unico uomo. Un vero maschio!”.
Il
dottore corse alla finestra aperta e gridò con tutto il fiato che aveva in
gola:
“Un
giorno tu ed io saremo come Paul e Virginie, Catherine e Heatcliff, Titania e
Oberon, Venere e Adone, Amadigi e Oriana, Tristano e Isotta. Ci ameremo come si
amarono Romeo e Giulietta, Simòn e Manuela, Napoleone e Giuseppina, Orfeo e
Euridice, Wagner e Cosima, Salomone e la regina di Saba, Kasri e Corsoe.
Arderemo come Davide e Betsabea, Orlando e Angelica, Abelardo e Eloisa, Hermàn
e Marina, Rafael e Soledad… un giorno avremo l’incontenibile passione di
Rossella e Rhett, Juan Domingo ed Evita, Albert e Mileva, Richard e Liz, Goyo e
Valentina, Arturo e Alice, Papageno e Papagena. Te lo garantisco io”.
(…)
Traduzione di
Antonella Donazzan
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