1 dicembre 2017

da La gelosia – Alain Robbe-Grillet

Edward Hopper - Pretty Penny
da La gelosia – Alain Robbe-Grillet

Ora l’ombra della trave – la trave che sostiene l’angolo sud-ovest del tetto – divide in due parti uguali l’angolo corrispondente della terrazza. Questa terrazza è un largo ballatoio coperto che circonda la casa da tre lati. Come la larghezza della parte mediana e delle branche laterali è la stessa, il tratto d’ombra proiettato dalla trave cade giusto contro lo spigolo della casa; ma si ferma lì, perché il sole, ancora troppo alto nel cielo, non illumina che i mattoni della terrazza: le pareti – di legno – della casa sono ancora riparate dal tetto (che è comune alla casa propriamente detta e alla terrazza). Così, in questo momento, l’ombra del tetto coincide esattamente, al suo estremo, con la linea ad angolo retto che il piano della terrazza forma con i due piani verticali della facciata e della parete ovest.
Ora A. è entrata nella stanza da letto, dalla porta interna che dà sul corridoio centrale. Non guarda verso la finestra, spalancata, da cui scorgerebbe quest’angolo di terrazza; e si volta adesso verso la porta, per richiuderla. indossa lo stesso vestito chiaro, accollato e aderentissimo, che portava a colazione. Christiane le diceva appunto, ancora una volta, che le vesti meno attillate servono meglio a sopportare il caldo. Ma A. s’è contentata di sorridere; lei non soffriva il caldo: aveva conosciuto climi molto più caldi – in Africa, per esempio – ed era sempre stata benissimo. Non soffre neanche il freddo, del resto. sta sempre bene e a suo agio dovunque. I capelli neri le ondeggiano morbidi, sul collo e le spalle, quando volta il capo.
La vernice della balaustrata, sulla faccia superiore della grossa sbarra d’appoggio, è andata via quasi tutta, è il legno scoperto è grigio, striato di piccole crepe longitudinali. oltre questa sbarra, due metri buoni sotto il livello della terrazza, comincia il giardino.
Ma lo sguardo che, venendo dal fondo della stanza, passa sopra la balaustrata, non tocca terra che molto più lontano, sul fianco opposto della piccola valle, tra i banani della piantagione. Il suolo, tra i folti pennacchi di larghe foglie verdi, non si vede più. Tuttavia, poiché la messa a coltura di questo settore è abbastanza recente, l’incrocio regolare delle file di piante si distingue ancora agevolmente; ed è lo stesso per quasi tutta la parte visibile della concessione, perché gli appezzamenti più antichi – dove il disordine ha ormai preso il sopravvento – sono situati sullo stesso versante della casa, ma più a monte, e cioè dall’altra parte della casa stessa.
Pure dall’altra parte, un po’ più in basso del costone, passa la strada: la sola che dia accesso alla concessione, e che ne forma il limite nord. Dalla strada, un sentiero carrozzabile scende alle rimesse e, ancora più in basso, alla casa, davanti alla quale un vasto spiazzo sgombero, in pendio leggero, permette la manovra dei veicoli.
La casa è costruita a livello di questo spiazzo, da cui non la separa alcuna veranda, o ballatoio. Gli altri tre lati, invece, sono orlati dalla terrazza – a sud – domina il giardino di almeno due metri.
Tutt’intorno al giardino, fino ai limiti della piantagione, si stende la massa verde dei banani.
Tanto a destra che a sinistra la loro vicinanza eccessiva,  unita alla relativa mancanza di elevazione per l’osservatore situato sulla terrazza, impedisce di ben distinguere l’ordinamento; mentre, verso il fondo della valle, la loro disposizione a scacchiera s’impone al primo sguardo. In certi appezzamenti di ripianto molto recente – quelli in cui la terra rossastra comincia appena ad essere nascosta dal fogliame – è persino agevole, anzi, seguire la fuga regolare e incrociata della quattro direzioni in cui s’allineano i giovani tronchi.
Addossata alla porta che ha appena chiuso, A., sopra pensiero, guarda il legno stinto della balaustrata; più vicino, lo stinto davanzale della finestra; più vicino ancora, le assi scolorite dell’impiantito.
(…)


Trduzione di F. Lucentini
 


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